Reazioni alle misure fiscali annunciate dal governo
Mentre le autorità affermano che le misure impopolari annunciate sono assolutamente necessarie, le persone colpite minacciano scioperi.
Corina Cristea, 04.07.2025, 11:52
Un insieme di aumenti delle tasse e di tagli delle spese, applicato almeno fino alla fine del prossimo anno, è la ricetta con cui le autorità di Bucarest vogliono far uscire la Romania dalla complicata situazione finanziaria in cui si trova, segnata da un deficit di bilancio molto elevato. Le cifre rilevano che, dal 2021 ad oggi, la spesa pubblica è aumentata del 43% e il debito pubblico si avvicina a 1.100 miliardi di lei (pari a circa 220 miliardi di euro), ovvero il 58% del PIL. La ripresa è imperativa, affermano le autorità romene, e da essa dipende l’evitare che il Paese venga declassato dalle agenzie di rating alla zona non raccomandata per gli investimenti. La Romania non può permettersi di entrare nella categoria spazzatura, che comporterebbe tassi di interesse più elevati per i prestiti a cui Bucarest è costretta a ricorrere.
Il primo pacchetto di misure volte a correggere il deficit eccessivo e sul quale l’esecutivo ha deciso di porre la fiducia in Parlamento include, tra l’altro, due soglie dell’IVA, rispettivamente dell’11 e del 21%, un aumento delle accise su sigarette, alcolici e carburanti, il pagamento dei contributi all’assicurazione sanitaria per le persone con pensioni superiori a 3.000 lei (600 euro), un aumento di due ore della norma didattica e una riduzione degli importi pagati per i congedi per malattie comuni, un’imposta aggiuntiva sugli utili bancari e almeno del 30% sugli incassi dai giochi d’azzardo, ma anche la limitazione della categoria di pubblici dipendenti che riceveranno buoni vacanza.
Come si poteva anticipare, le misure hanno generato insoddisfazione tra le persone interessate, molte delle quali hanno già ricorso a proteste spontanee dopo la decisione del governo di limitare i bonus. Il dialogo di giovedì tra le principali confederazioni sindacali e il Primo Ministro Ilie Bolojan non ha prodotto, almeno finora, l’effetto atteso dai rappresentanti dei lavoratori. Questi ultimi hanno segnalato che le misure fiscali per ridurre il deficit di bilancio si concentrano solo su dipendenti e pensionati e che, senza una distribuzione uniforme degli sforzi per limitare la spesa, ci saranno sempre più conflitti sociali. C’è il rischio che l’economia cresca nei settori grigio e nero e, naturalmente, che si chiudano alcune attività che non saranno più redditizie, affermano gli imprenditori.
Dall’opposizione sovranista, l’Alleanza per l’Unione dei Romeni ritiene che le misure annunciate dal governo causeranno uno shock all’economia del Paese. In alternativa, l’AUR propone, tra l’altro, una riforma immediata del sistema politico, tramite la diminuzione del numero dei parlamentari, una riduzione del 15% delle spese di bilancio in due anni e la cessazione del contributo finanziario e logistico della Romania alla continuazione della guerra in Ucraina. Costretto ad adottare misure impopolari e determinato a mettere ordine nel sistema pubblico, il Primo Ministro afferma che entro la fine di questo mese saranno adottate anche altre misure relative alle pensioni speciali, alle istituzioni statali – tramite la riorganizzazione e la riduzione delle spese – e alle aziende statali, i cui sussidi saranno ridotti e che dovranno fare spese efficienti e ottenere buoni risultati.