Nuove scoperte archeologiche a Callatis
Nell'estate del 2025, sono state effettuate nuove eccezionali scoperte archeologiche, uniche in Romania, nel contesto di una ricerca sistematica condotta all'interno del sito "Necropoli Tumulare dell'Antica Città di Callatis".
Ion Puican, 30.09.2025, 07:00
Callatis è un’antica fortezza greca, divenuta poi città romana, situata sull’attuale territorio della città di Mangalia, a circa 50 km da Costanza (Romania sud-orientale). Callatis risale alla fine del VI secolo a.C. Fu un’importante colonia economica, con una produzione agricola e una propria moneta. Questa fortezza rappresenta un importante punto di riferimento storico e culturale della Dobrugia e della costa romena del Mar Naro. Nell’estate del 2025, sono state effettuate nuove eccezionali scoperte archeologiche, uniche in Romania, nel contesto di una ricerca sistematica condotta all’interno del sito “Necropoli Tumulare dell’Antica Città di Callatis”. Le nuove scoperte sono state datate all’inizio del III secolo a.C., costituendo un tesoro incluso nel patrimonio nazionale.
In merito alle nuove scoperte e a questa esperienza, l’archeologa Maria-Magdalena Ștefan, responsabile del Museo Nazionale di Storia della Romania per il settore di Callatis, ci ha offerto maggiori dettagli. “Al mio ritorno a casa a fine luglio, dopo sei settimane di lavoro a Mangalia, ho inviato un messaggio emozionante ai miei colleghi di spedizione. Li ho ringraziati per la loro collaborazione e li ho assicurati che l’esperienza vissuta insieme è stata irripetibile. … Non solo perché abbiamo avuto l’opportunità di scoprire così tanti oggetti speciali di cui, in genere, si ha solo l’opportunità di leggere sui libri o di ammirare nei musei. Ma anche perché siamo stati vicini alla storia. … Le nostre scoperte ci collocano esattamente nel mondo di dopo la morte di Alessandro Magno, quando questa parte del mondo, la Tracia nord-orientale, dove ci troviamo ora, entra davvero in un sistema di relazioni politiche e religiose di vasta portata, si collega a un mondo più ampio. … queste scoperte non sono state casuali. Noi della squadra ci siamo preparati ben 15 anni. Abbiamo sviluppato un progetto, abbiamo esplorato e formulato ipotesi e strategie. Così, quando abbiamo aperto gli scavi, in questo enorme tumulo, sapevamo esattamente dove volevamo arrivare e che tipo di monumento avremmo studiato. Ovviamente, non sono mancate le sorprese, perché, in effetti, non ci aspettavamo la portata di queste scoperte e la loro rarità”, spiega l’archeologa.
Il tumulo funerario in cui sono stati rinvenuti i reperti è il più grande della Dobrugia meridionale, è alto 12 metri e ha un diametro di 70 metri, essendo visibile dal mare. Il tumulo conteneva una tomba in pietra, coperta da una volta semicilindrica. Tra gli artefatti rinvenuti ci sono vasi, gioielli e ornamenti in oro, vetro e bronzo, di particolare valore storico e culturale. L’archeologa Maria-Magdalena Ștefan del Museo Nazionale di Storia della Romania ci ha fornito maggiori informazioni sul sito in cui si sono svolti gli scavi e su come sono stati rinvenuti gli artefatti. “Abbiamo esaminato un tumulo, un enorme cumulo di terra, costruito sopra una tomba di pietra, che fa parte del territorio della città greca di Callatis e che fu costruita circa 2250 anni fa da una famiglia benestante. Una tomba di famiglia che fu esplorata più volte, almeno quattro volte. E che fu effettivamente saccheggiata nell’antichità. Eppure, ha portato a numerose scoperte importanti. … Molte di queste si trovavano semplicemente sul pavimento della tomba, ricoperte da una polvere finissima, che abbiamo semplicemente rimosso con una spazzola. In totale, oltre 150 oggetti e oltre mille frammenti di ossa umane sono stati recuperati dall’interno della tomba. Di questi 150 oggetti, probabilmente i più belli sono le tre corone funerarie scoperte intatte, che sono state presentate al Museo Nazionale di Storia della Romania, pochi giorni dopo la scoperta”, aggiunge l’archeologa.
Maria-Magdalena Ștefan ha fatto riferimento anche all’importanza di queste scoperte e su come proseguiranno gli scavi e la ricerca archeologica relativi a Callatis. “Ciò che vale la pena ricordare di queste scoperte è il multiculturalismo che esisteva sulla sponda occidentale del Mar Nero, sul Basso Danubio, nella penisola balcanica all’inizio del periodo ellenistico. Simili scoperte ci mostrano che le persone interagivano davvero e condividevano aspetti molto intimi. Probabilmente erano imparentate, si sposavano tra loro e condividevano persino credenze religiose. Quindi non si tratta solo di oggetti speciali che potevano essere donati da un aristocratico all’altro, si tratta di cose molto più profonde, legate alla sfera dei rituali e delle credenze. Continueremo la ricerca: abbiamo programmato di esplorare il prossimo anno l’ingresso della tomba, un’area in cui ci aspettavamo di trovare offerte. Continueremo le analisi sugli oggetti. Vogliamo effettuare analisi del DNA delle ossa umane, per cercare di determinare con precisione il sesso e le possibili relazioni familiari tra gli individui. Altre analisi ci permetteranno di scoprire l’origine locale o non locale di questi individui e di cercare di verificare se si tratti di una mobilità, soprattutto per quanto riguarda, ad esempio, le mogli”, conclude la nostra ospite.
Le scoperte e il monumento, la più grande tomba ellenistica con cripta nella parte occidentale del Mar Nero, sono considerati di grande impatto per la comprensione dello spazio greco-tracico-macedone nella regione del Mar Nero, avendo un valore e una rilevanza sia a livello nazionale che europeo.