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Pensioni dei magistrati, nuove tensioni nella coalizione

A Bucarest, l’atmosfera sulla scena politica si surriscalda di nuovo.

Foto: succo / pixabay.com
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, 23.10.2025, 10:50

Per i commentatori politici stranieri, la coalizione governativa quadripartita di Bucarest, dichiaratamente filo-occidentale, è presumibilmente funzionante. Riunisce soltanto formazioni appartenenti alle cosiddette correnti politiche centriste del continente, che dominano il Parlamento Europeo e alimentano con personale l’Esecutivo comunitario: il PSD è affiliato ai socialisti, il PNL e l’UDMR ai popolari, mentre l’USR ai liberali di Renew.

Per i commentatori politici locali, invece, si tratta piuttosto di una coalizione “contro natura”. Il PNL e il PSD sono stati, con intermittenze, nemici giurati fin dagli albori della democrazia post-comunista romena. L’USR ha contestato con veemenza le politiche dei socialdemocratici e dei liberali. L’UDMR si è alleata con la destra o con la sinistra, solo per partecipare ai benefici del governo. Ora sono scoppiate nuovamente polemiche accese all’interno della coalizione, dopo che la Corte Costituzionale ha accolto la segnalazione presentatadall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia in merito alla legge sulle pensioni dei magistrati, sulla quale il Governo aveva posto la fiducia in Parlamento, stabilendo che l’atto normativo è incostituzionale.

Secondo l’Alta Corte, la legge viola 37 decisioni vincolanti della Corte Costituzionale e numerosi principi fondamentali dello stato di diritto. Il primo ministro liberale Ilie Bolojan aveva accusato il fatto che i magistrati romeni vanno in pensione a 48-49 anni e che una pensione media nella magistratura supera i 24.000 lei (circa 4.800 euro). Molte pensioni raggiungono i 35.000-40.000 lei, soprattutto per i magistrati che hanno ricoperto incarichi dirigenziali. Il fatto è percepito come scandaloso in una società in cui la pensione media equivale a circa 500 euro, somma per la quale una persona comune lavora 35-40 anni.

“Con la riforma che proponiamo, ci sarà un periodo transitorio di 10 anni, al termine del quale il pensionamento dei magistrati avverrà a 65 anni, l’età standard di pensionamento in Romania”, diceva il primo ministro. Inoltre, aveva annunciato il tetto massimo dell’importo della pensione di un magistrato dal 100% al 70% del reddito netto dell’ultimo mese, cioè circa 14-15.000 lei. Dopo la decisione della Corte Costituzionale, tutti i partiti algoverno hanno espresso costernazione. I leader dell’USR, Dominic Fritz, e dell’UDMR, Kelemen Hunor, hanno proposto, piuttosto timidamente, l’organizzazione di un referendum per l’abolizione delle pensioni speciali. Nel frattempo, tra i socialdemocratici e i liberali sono stati ripresi i reciproci rimproveri. Il PSD ha annunciato che elaborerà da solo un nuovo disegno di legge che la Corte possa accogliere, mentre il suo leader ad interim, Sorin Grindeanu, ha dichiarato che Ilie Bolojan potrebbe andare a casa.

È ipocrita che il PSD invochi la responsabilità di fronte a una riforma che proprio i suoi membri stanno minando, ha replicato la liberale Raluca Turcan, alludendo al ministro della Giustizia, Radu Marinescu, sostenuto dai socialdemocratici. Dal territorio, le filiali provinciali dei due partiti inviano comunicati velenosi contro i partner. La stampa, quasi divertita, scrive che le tensioni aumenteranno senza dubbio quando i partiti di governo si affronteranno di nuovo il 7 dicembre, nelle elezioni per la carica di sindaco di Bucarest, rimasta vacante dopo che l’ex sindaco Nicușor Dan è diventato capo dello stato.

Foto: Emil Kalibradov / unsplash.com
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