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I romeni, sempre di meno

Il calo demografico emerso dal recente cenismento in Romania, rispetto al precedente, è di 1,1 milioni di persone, mentre dal 1990 ad oggi si parla di un calo di 4 milioni.

I romeni, sempre di meno
I romeni, sempre di meno

, 11.02.2023, 18:44

Ciò che era evidente a tutti è stato ufficialmente confermato dai dati del recente censimento: il calo demografico continua in Romania. Il calo registrato rispetto al precedente censimento è di 1,1 milioni di persone, e dal 1990 ad oggi si parla di un deficit di 4 milioni di abitanti. Le cause principali: lemigrazione in Occidente, insieme al costante calo della natalità. I dati a secco mostrano che la popolazione della Romania è diminuita rispetto al 2011 di oltre il 5%, e rispetto al 2002 è diminuita di oltre il 12%, raggiungendo nel 2021 il livello del 1966. Il fenomeno non si riscontra solo in Romania, è presente in molti paesi dellEuropa orientale, ma rimane preoccupante qui come negli altri stati che lo affrontano.



Ospite a Radio Romania, Tudorel Andrei, presidente dellIstituto Nazionale di Statistica, ha analizzato i dati del censimento, mostrando che riflettono unaccentuarsi del calo e dellinvecchiamento della popolazione residente in Romania. “Il calo della popolazione residente non è un fenomeno che incontriamo solo in Romania, bensi un fenomeno che incontriamo nella maggior parte dei paesi dellEuropa orientale e, perché no, anche nei paesi sviluppati dellOccidente. Purtroppo, in Romania, Bulgaria, Croazia, il calo della popolazione è molto piu accentuato che nel resto dei paesi dellest del continente. Le cause sono molteplici e dovremmo cercarle nelle varie fasi della transizione. La prima sarebbe che nel primo periodo di transizione abbiamo avuto unemigrazione accentuata. Questa è diminuita nella seconda parte, a partire dal 2012-2013, ma abbiamo anche laltro fenomeno legato alle nascite e ai decessi. Non dimentichiamo che nascita e mortalità sono due fenomeni molto complessi, che hanno una rigidità, sono molto lenti a cambiare. Quello che è successo nel primo periodo di transizione, lo raccogliamo, se così si può dire, in questo periodo. Quindi questi sono, in generale, i due fattori molto importanti: migrazione e fattori naturali. 30 anni di transizione hanno significato, allo stesso modo, un cambiamento nel comportamento della popolazione in relazione alla prima nascita a livello di famiglia e in relazione al numero di bambini nati in una famiglia”.



Per molte donne, la carriera è più importante oggi rispetto a due o tre decenni fa: le opportunità educative e professionali sono aumentate e il tempo trascorso nel sistema educativo è più lungo, quindi le donne decidono di diventare madri in età avanzata. A livello familiare, i redditi alti incidono maggiormente sulla decisione di avere un figlio, le posizioni professionali ben retribuite comportando spesso sacrifici in termini di tempo ed energie. Quindi più della metà delle coppie in Romania sceglie di avere un unico figlio. Mi colpisce, spiega Tudorel Andrei, il calo della popolazione residente nella fascia 15-64 anni. Abbiamo una riduzione di oltre 1,4 milioni, il che significa una diminuzione di questa fascia di età nella popolazione totale, dal 68% del 2011 è scesa al 64%. In pratica, questa, secondo me, è linformazione più importante che estraiamo da questo censimento. Cosa si può fare per fermare e persino invertire questo processo? “Se consideriamo solo la migrazione internazionale, infatti, si è ridotta molto, potrei dire moltissimo negli ultimi cinque o sei anni. Se dopo ladesione allUE e nei primi anni, il 2007, il 2008, abbiamo avuto valori migratori molto alti, anche oltre mezzo milione in un anno, oggi la migrazione internazionale non è più così pronunciata. Ma, purtroppo, il fattore naturale, almeno a livello del 2021, è prevalso nel ridurre la popolazione residente. Quindi non dimentichiamo che sia il fenomeno delle nascite, che il fenomeno delle morti sono due fenomeni molto complessi, che non possiamo cambiare da un giorno allaltro. Dobbiamo essere pazienti. Se vogliamo avere cambiamenti nel comportamento della popolazione nel prossimo periodo, dovremo aspettare i risultati magari tra 10 anni, 20 anni, ma in nessun caso non si possono avere questi cambiamenti repentini da un giorno allaltro. È successo una volta nella storia della Romania, nel 1967; allora era possibile, perché eravamo in una società totalitaria. Sapete quando ho visto i risultati? Li abbiamo visti intorno agli anni 2006-2007, quando la popolazione nata negli anni 67, 68, 69 ha emigrato in gran parte nei paesi dellovest del continente”, ha precisato Tudorel Andrei.



La perdita di 4 milioni di cittadini in tre decenni ha già effetti negativi e fa sentire la sua presenza nel campo del lavoro, dove, in alcuni settori, come lHoReCa e ledilizia, cè una carenza di lavoratori. Ne risente anche il sistema pensionistico, visto che la Romania è lontana dal rapporto ideale e sostenibile di quattro lavoratori attivi per un pensionato: la Romania è il Paese in cui 10 dipendenti sostengono 9 pensionati. Cosa accadrà se si manterrà questa tendenza? Per quanto riguarda le pensioni, nel 2030, il loro bilancio non sarà più in grado di sostenere i pagamenti agli anziani, affermano i finanzieri. Daltra parte, la crisi sanitaria passerà, le economie si riprenderanno e ancora una volta i paesi sviluppati dellOccidente avranno bisogno di manodopera, che otterranno principalmente dallEuropa orientale. Così che, anche nel 2030, la popolazione residente in Romania potrebbe essere intorno ai 18 milioni, secondo lIstituto Nazionale di Statistica. La Romania perderebbe così un posto nella gerarchia europea: non sarà più al sesto posto, ma scenderà al settimo, a favore dellOlanda.




Foto: Joshua Kantarges / unsplash.com
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