Cenni sui rapporti tra la Romania e la Santa Sede
Alla presenza di personalità culturali, esponenti della Chiesa Cattolica, diplomatici e fedeli, un busto di Papa Giovanni Paolo II è stato inaugurato ad agosto 2011 a Bucarest, in una piazzeta a lui intitolata.
Iuliana Sima Anghel, 13.01.2013, 15:29
La scultura in bronzo è opera dello scultore sloveno di origine bosniaca Mirsad Begic, uno dei più noti e apprezzati artisti del suo Paese. L’impegno ecumenico di Papa Giovanni Paolo II è ricordato con l’iscrizione Ut unum sint — Perchè tutti siano una sola cosa”, secondo il Vangelo di Giovanni.
Nel suo intervento, il Nunzio Apostolico in Romania, l’Arcivescovo Francisco-Javier Lozano, ha reso omaggio al gigante Giovanni Paolo II, la somma autorità morale dei nostri tempi”.
Papa Giovanni Paolo II è stato un buon amico della Romania, di questa nazione antica, ricca di storia e cultura. Era consapevole dell’importante ruolo della Romania nel dialogo tra la cultura orientale e quella occidentale, che arricchisce la famiglia di nazioni che è l’Unione europea. La Romania, bagnata dal maestoso Danubio, tra il mondo latino e quello bizantino, può diventare un punto di incontro e comunione, contribuendo al consolidamento della civiltà e dell’amore in Europa e nel mondo intero”, ha aggiunto il Nunzio Apostolico.
Da parte sua, il sindaco di Bucarest, Sorin Oprescu, ha ricordato l’entusiasmo e l’amiczia espresse dai romeni durante la visita del Pontefice dal 7 al 9 maggio 1999. Definendolo il più necessario uomo della fine del 20esimo secolo, Sorin Oprescu ha sottolineato che Papa Wojtyla fu anche la persona che ha scosso la Cortina di ferro, cortina che è crollata anche grazie ai suoi sforzi”.
Ha saputo dialogare, ascoltare, consigliare, insegnare, perdonare. Fu una persona di altissima sensibilità, con una volontà di ferro, in un mondo agitato dai cambiamenti. Papa Giovanni Paolo II ha concluso la visita in Romania, che ha chiamato il Giardino della Madonna, ripetendo le parole dei romeni — Unità, unità, unità”, ha detto il sindaco di Bucarest.
Anche l’accademico Razvan Theodorescu ha evocato la storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Bucarest, 12 anni fa, quando venne accolto dall’allora Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Teoctist.
Karol Wojtyla fu un grande amico della gente di tutte le fedi e un grande cittadino del mondo. Che la sua immagine raffigurata da questo busto ci ricordi sempre un eccezionale ospite di Bucarest, a giusta ragione diventato di recente Beato, che annuncia un Santo nel futuro prossimo”, ha sottolineato Razvan Theodorescu.
I primi rapporti tra la Romania e la Santa Sede risalgono al Medioevo. Rilevante in tal senso è la corrispondenza tra la Santa Sede e i principi romeni. Nei secoli XIV-XV, i rapporti puntavano su un obiettivo comune: la lotta contro l’espansione ottomana e il desiderio del Vaticano di avere alleanze con gli Stati cristiani da queste parti dell’Europa.
Notevole la corrispodenza tra Papa Sisto IV e il principe della Moldavia, Stefano il Grande, definito dal Sommo Pontefice come l’atleta di Cristo, in una lettera del 31 marzo 1475, dopo la vittoria del principe moldavo contro i turchi a Podul Inalt, il 10 gennaio dello stesso anno.
Altrettanto rilevante la lettera di Papa Clemente VIII al principe Aron, con riferimenti particolari alla latinità dei romeni: “Siete i discendenti dei latini e degli italiani, e sicuramente, anche voi desiderate avere la gloria dei vostri antenati”. Lo stesso Sommo Pontefice definiva il principe della Valaccia, Michele il Bravo, come uno dei più bravi, forti, valorosi e saggi principi dei nostri giorni”.
La Legazione della Romania presso la Santa Sede venne fondata il 1 giugno del 1920, con Dimitrie C. Pennescu, in veste di ambasciatore. Un ruolo notevole nei rapporti bilaterali svolsero anche gli ambasciatori Caius Brediceanu e Nicolae Petrescu-Comnen. Il 10 maggio del 1927 venne firmato il Concordato tra la Romania e la Santa Sede. Successiamente, nel 1938, i rapporti vennero elevati a livello di ambasciata, per tornare poi a quello di legazione nel 1940.
Putroppo, dopo la fine della seconda Guerra mondiale, l’insediamento del regime ateista comunista in Romania ha colpito brutalmente i rapporti bilaterali. I cattolici di Romania sono entrati nella lunga notte delle persecuzioni, come ha ricordato il ministro degli esteri Teodor Baconschi.
Nel 1946, l’allora Nunzio, Mons. Andrea Cassulo, fu dichiarato persona non grata dalle autorità comuniste, che denunciarono anche il Concordato, rompendo unilateralmente i rapporti diplomatici col Vaticano nel 1950. Tantissimi fedeli e preti cattolici subirono, insieme agli ortodossi maggioritari e ad altre confessioni, anni di carcere e persecuzioni del regime.
Subito dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989, i rapporti sono stati ripresi, il 15 maggio 1990. L’apice delle relazioni è stato raggiunto con la storica visita di Papa Giovanni Paolo II in Romania, dal 7 al 9 maggio del 1999.
Da parte sua, a ottobre 2002, lallora Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Sua Beatitudine Teoctist, ha reso visita in Vaticano.