Cambiamenti sulla scena politica romena
La vittoria del candidato autoproclamato sovranista al primo turno delle elezioni presidenziali ha generato importanti cambiamenti politici in Romania.
Ştefan Stoica, 06.05.2025, 15:16
Il sistema politico tradizionale vacilla dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, stravinte dal populista ultranazionalista George Simion, leader dell’AUR. Con oltre il 40%, Simion parte favorito nel turno decisivo del 18 maggio contro l’indipendente Nicuşor Dan, sindaco filo-occidentale di Bucarest, che ha raccolto la metà dei voti del primo. L’eliminazione dalla corsa alla presidenza di Crin Antonescu, candidato congiunto della coalizione di governo PSD-PNL-UDMR, un nuovo grande fallimento per i grandi partiti tradizionali dopo quello registrato lo scorso anno nelle elezioni presidenziali annullate, ha spinto i socialdemocratici a ritirarsi dalla coalizione, che nella loro opinione non ha più legittimità. Di conseguenza, il leader del PSD Marcel Ciolacu si è dimesso dall’incarico di premier. Al suo posto è stato nominato primo ministro ad interim il ministro dell’Interno Cătălin Predoiu, leader sempre interinale del PNL.
I ministri socialdemocratici assicureranno tuttavia l’interim per le loro cariche insieme ai colleghi liberali e a quelli dell’UDMR, che resteranno nel governo, un interim che non potrà durare più di 45 giorni. Il PSD, invece, ha deciso di non sostenere pubblicamente nessuno dei due candidati. E questo nonostante la sua appartenenza alla famiglia dei socialisti europei e, implicitamente, alla grande famiglia dei partiti democratici del continente, che avrebbe imposto, affermano gli analisti, un posizionamento senza riserve al fianco di Nicuşor Dan. Diversa la scelta del PNL: l’Ufficio nazionale permanente del partito ha votato all’unanimità per sostenere il candidato indipendente Nicuşor Dan al secondo turno delle elezioni presidenziali. «Bisogna impedire all’estremismo di raggiungere il Palazzo Cotroceni» (n.d.r., sede della presidenza), ha sottolineato Cătălin Predoiu. Secondo lui, ciò che interessa in questo momento ai romeni sono due cose: cosa succederà con le elezioni presidenziali e cosa succederà con la gestione del Paese.
Dall’opposizione, quella filo-occidentale, il leader, – come altrimenti se non ad interim – dell’USR, Dominic Fritz, ha dichiarato che la Romania si trova in una crisi di stato, di istituzioni e di fiducia, e che è da accogliere con favore se tutte i partiti avviano un programma di pulizia. Fritz assicura la guida ad interim dell’USR dopo le dimissioni di Elena Lasconi, gesto avvenuto lunedì, in seguito al bassissimo punteggio da lei ottenuto nella competizione presidenziale. Elena Lasconi è la stessa che si è qualificata, insieme all’estremista Călin Georgescu, al secondo turno delle elezioni presidenziali dello scorso anno, annullate a causa del processo elettorale viziato a favore di quest’ultimo. L’USR sostiene senza riserve Nicuşor Dan nel secondo turno. Le due componenti del potere esecutivo, la Presidenza e il Governo, hanno attualmente una leadership ad interim. Dopo il 18 maggio, c’è la possibilità di uscire dallo stato di provvisorietà e incertezza, ma solo in uno scenario: la vittoria del candidato filo-occidentale.