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Crisi energetica nella Repubblica di Moldova

La presidente Maia Sandu ha accusato la Russia di voler provocare una crisi politica nella Repubblica di Moldova interrompendo la fornitura di gas naturale alla regione della Transnistria.

Foto: Matthew Henry/ unsplash.com
Foto: Matthew Henry/ unsplash.com

, 15.01.2025, 10:54

La metà dell’elettricità consumata nella Repubblica di Moldova, sulla riva destra del fiume Dniester, proviene da fonti interne, compreso il rinnovabile, mentre l’altra metà è importata dalla Romania. Lo ha annunciato ieri in una conferenza stampa la presidente dello stato confinante, Maia Sandu, la quale ha convocato una riunione del Consiglio Supremo di Sicurezza per discutere della situazione nel settore energetico e delle misure di assistenza alla popolazione. Maia Sandu ha accusato la Federazione Russa di voler provocare una crisi politica nella Repubblica di Moldova, interrompendo la fornitura di gas naturale alla regione separatista della Transnistria.

Maia Sandu ha ribadito che, nonostante stia attraversando una crisi umanitaria, l’amministrazione della regione separatista ha rifiutato gli aiuti e ha posto delle condizioni per accettare le soluzioni proposte. Ad esempio, Chişinău ha proposto l’acquisto di gas dal mercato europeo per la riva sinistra del fiume Dniester e, insieme ai partner dell’Ucraina, fornire carbone alla regione della Transnistria per la produzione di energia elettrica. Tutte queste forme di sostegno sono rimaste senza alcuna reazione da Tiraspoli, ha sottolineato Maia Sandu.

“Chişinău ha detto molto chiaramente che, se ci sono pazienti in condizioni complicate, possono essere trasferiti negli ospedali sulla riva destra. Anche questa offerta è stata rifiutata e alle ambulanze della riva destra non è ancora consentito accedere alla riva sinistra per aiutare le persone in difficoltà. Lo scopo di questa crisi umanitaria provocata dal Cremlino sulla riva sinistra è quello di generare una crisi politica sulla riva destra e di aggravare la situazione”, ha dichiarato Maia Sandu.

Di recente, le autorità della Transnistria hanno annunciato che le misure di conservazione dell’energia hanno consentito loro di attenuare le restrizioni causate dalla cessazione delle forniture di gas russo, con una prevista riduzione della durata delle interruzioni di corrente. La Transnistria, separatasi dalla Repubblica di Moldova alla fine del regime sovietico, ha finora fatto affidamento al gas russo trasportato attraverso l’Ucraina. Dopo quasi tre anni di guerra con la Russia, le autorità ucraine si sono rifiutate di estendere l’accordo sul transito del gas anche per il 2025.

Il colosso russo Gazprom ha annunciato che non invierà gas alla Repubblica di Moldova attraverso rotte alternative, invocando “arretrati” dei moldavi pari a oltre 700 milioni di dollari. Chişinău, che condanna l’invasione russa in Ucraina, contesta questa cifra. La presidente Maia Sandu ha detto che Gazprom potrebbe fornire gas alla Transnistria attraverso una via alternativa – il gasdotto Turkstream, attraverso Turchia, Bulgaria e Romania.

Da Bucarest, il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja, ha assicurato ancora una volta che la Romania non ha problemi di approvvigionamento energetico per tutta la stagione fredda, che ci sono scorte sufficienti e che il fabbisogno interno di gas naturale non è influenzato dalle esportazioni giornaliere verso la Repubblica di Moldova, che avvengono in condizioni commerciali. In questo contesto, ha nuovamente fatto riferimento alla necessità che l’Europa riduca la sua dipendenza dal gas proveniente dalla Russia.

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