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Via libera dal governo allo scioglimento della Sezione Speciale

Si avvicina alla fine la storia di una delle più controverse strutture della Giustizia romena post-comunista. Il Governo di Bucarest ha dato ieri il via libera al ddl sullo scioglimento della Sezione speciale per le indagini sui reati nel campo della Giustizia (SIIJ). Il capo del governo di coalizione, il liberale Nicolae Ciucă, ha ricordato che era un obiettivo assunto, in ugual misura, nel programma di governo e nel Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV), tramite cui Bruxelles sta monitorando il funzionamento dello stato di diritto già dell’adesione della Romania all’Unione Europea, nel 2007.



Il ddl elaborato dal Ministero della Giustizia prevede il passaggio ad altre strutture dei fascicoli elaborati dalla Sezione Speciale. Le cause in corso presso questa sezione saranno trasmesse, per via amministrativa, entro 60 giorni lavorativi dalla data dell’entrata in vigore della legge, per via della Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, alle procure competenti che continueranno a occuparsene. I giudici e i procuratori di alto rango accusati di trasgredire la legge saranno indagati dalla Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, mentre i giudici di rango inferiore da procure presso altre corti. I posti in organico della Sezione Speciale restano alla Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, però alla Sezione perseguimento penale e criminalistica. A cominciare dalla data dello scioglimento della Sezione speciale per le indagini sui reati nel campo della Giustizia, i procuratori attivi al suo interno, compresi quelli con incarichi dirigenziali, tornano alle procure di provenienza. Il ddl sarà inoltrato al Parlamento per dibattito e approvazione.



La maggior parte della stampa di Bucarest, come pure gli esperti di giurisprudenza hanno sempre affermato che, altro che contrastare i reati nella giustizia, la Sezione Speciale era, infatti, un’invenzione volta a intimorire i magistrati e a bloccare la lotta alla corruzione. Il padrino della sezione era stato, secondo i mass media, l’ex leader autoritario del PSD, Liviu Dragnea, che ha dominato per qualche anno la vita politica di Bucarest, prima di arrivare finalmente dietro le sbarre, nel 2019, per atti di corruzione.



L’attuale capo dell’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo (EPPO), Laura Codruţa Kovesi, che ha guidato, con un’efficacia impareggiabile, la Direzione Nazionale Anticorruzione di Romania, confessava, poco prima di essere rimossa dalla carica, a giugno 2018, dal presidente Klaus Iohannis, in seguito a una decisione-ultimatum della Corte Costituzionale, che in quegli anni la maggiore sfida per la giustizia romena è stata il mantenimento dell’indipendenza dei giudici e dei procuratori. Ci sono stati tentativi ripetuti di modificare la legge anticorruzione per limitare gli strumenti legislativi utilizzati dai procuratori anticorruzione o per depenalizzare alcuni reati. Ci sono state situazioni in cui è stata rifiutata la rimozione dell’immunità dei politici accusati di atti di corruzione” — ricordava allora Laura Codruţa Kovesi.

Via libera dal governo allo scioglimento della Sezione Speciale
Via libera dal governo allo scioglimento della Sezione Speciale

, 15.02.2022, 14:18

Si avvicina alla fine la storia di una delle più controverse strutture della Giustizia romena post-comunista. Il Governo di Bucarest ha dato ieri il via libera al ddl sullo scioglimento della Sezione speciale per le indagini sui reati nel campo della Giustizia (SIIJ). Il capo del governo di coalizione, il liberale Nicolae Ciucă, ha ricordato che era un obiettivo assunto, in ugual misura, nel programma di governo e nel Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV), tramite cui Bruxelles sta monitorando il funzionamento dello stato di diritto già dell’adesione della Romania all’Unione Europea, nel 2007.



Il ddl elaborato dal Ministero della Giustizia prevede il passaggio ad altre strutture dei fascicoli elaborati dalla Sezione Speciale. Le cause in corso presso questa sezione saranno trasmesse, per via amministrativa, entro 60 giorni lavorativi dalla data dell’entrata in vigore della legge, per via della Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, alle procure competenti che continueranno a occuparsene. I giudici e i procuratori di alto rango accusati di trasgredire la legge saranno indagati dalla Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, mentre i giudici di rango inferiore da procure presso altre corti. I posti in organico della Sezione Speciale restano alla Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, però alla Sezione perseguimento penale e criminalistica. A cominciare dalla data dello scioglimento della Sezione speciale per le indagini sui reati nel campo della Giustizia, i procuratori attivi al suo interno, compresi quelli con incarichi dirigenziali, tornano alle procure di provenienza. Il ddl sarà inoltrato al Parlamento per dibattito e approvazione.



La maggior parte della stampa di Bucarest, come pure gli esperti di giurisprudenza hanno sempre affermato che, altro che contrastare i reati nella giustizia, la Sezione Speciale era, infatti, un’invenzione volta a intimorire i magistrati e a bloccare la lotta alla corruzione. Il padrino della sezione era stato, secondo i mass media, l’ex leader autoritario del PSD, Liviu Dragnea, che ha dominato per qualche anno la vita politica di Bucarest, prima di arrivare finalmente dietro le sbarre, nel 2019, per atti di corruzione.



L’attuale capo dell’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo (EPPO), Laura Codruţa Kovesi, che ha guidato, con un’efficacia impareggiabile, la Direzione Nazionale Anticorruzione di Romania, confessava, poco prima di essere rimossa dalla carica, a giugno 2018, dal presidente Klaus Iohannis, in seguito a una decisione-ultimatum della Corte Costituzionale, che in quegli anni la maggiore sfida per la giustizia romena è stata il mantenimento dell’indipendenza dei giudici e dei procuratori. Ci sono stati tentativi ripetuti di modificare la legge anticorruzione per limitare gli strumenti legislativi utilizzati dai procuratori anticorruzione o per depenalizzare alcuni reati. Ci sono state situazioni in cui è stata rifiutata la rimozione dell’immunità dei politici accusati di atti di corruzione” — ricordava allora Laura Codruţa Kovesi.

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