Dicembre 1989: la Rivoluzione anticomunista in Romania
Ogni anno, dicembre, mese della gioia e dei doni, è un mese speciale per i romeni. È il mese in cui, nel 1989, la brutale dittatura comunista di Nicolae Ceaușescu stava crollando e la libertà e la democrazia tornavano in Romania dopo quasi mezzo secolo.
Steliu Lambru, 23.12.2023, 17:52
Ogni anno, dicembre, mese della gioia e dei doni, è un mese speciale per i romeni. È il mese in cui, nel 1989, la brutale dittatura comunista di Nicolae Ceaușescu stava crollando e la libertà e la democrazia tornavano in Romania dopo quasi mezzo secolo. Anche se sono passati 34 anni da allora, anche se le opinioni sugli eventi di quel periodo e sullepoca comunista sono estremamente diverse, le ultime due settimane del dicembre 1989 rimangono un punto di riferimento importantissimo. Per 10 giorni, tra il 16 e il 25 dicembre 1989, tra lo scoppio delle proteste a Timișoara e lesecuzione di Ceaușescu, la rivolta di un popolo tenuto in privazioni si scatenò con violenza e forte emozione. Così fu scritta la storia degli ultimi istanti di un regime illegittimo e criminale e la storia dei primi secondi del ritorno alla normalità.
Il 16 dicembre, i manifestanti di Timişoara si sono radunati davanti alla casa del pastore riformato Laszlo Tokes per opporsi alla milizia che intendeva deportarlo. Nei giorni successivi le proteste guadagnarono slancio e le forze di repressione formate dallesercito, dalla milizia e dalla polizia politica, su ordine dello stesso Ceaușescu, aprirono il fuoco uccidendo diverse centinaia di civili. Il 18 dicembre i lavoratori delle fabbriche di Timisoara scesero tutti in sciopero. Nel centro della città, i rivoluzionari tagliarono lo stemma comunista dalla bandiera tricolore e cominciarono a cantare “Svegliati, romeno!”, unantica canzone rivoluzionaria vietata, risalente al 1848, lattuale inno nazionale della Romania. Sempre il 18 dicembre, dopo la liquidazione delle manifestazioni di Timișoara, Ceaușescu, fiducioso nei suoi uomini e nellobbedienza dellapparato di repressione, partì per una visita in Iran. Di ritorno due giorni dopo, il 20 dicembre, Ceaușescu è apparso in televisione pronunciando un discorso in cui condannava le azioni dei rivoluzionari di Timisoara. Insieme alla sua cricca del Comitato Politico Esecutivo, decise di organizzare, il giorno successivo, una manifestazione a suo sostegno a Bucarest, che sarebbe stata anche una di condanna pubblica dei rivoluzionari di Timisoara.
Paul Niculescu-Mizil è stato un dignitario comunista e ha ricoperto diversi incarichi politici molto importanti oltre a quello di ministro del Commercio interno. Era nellentourage di Ceaușescu e nel Comitato politico esecutivo nel dicembre 1989. Dopo la caduta di Ceaușescu, fu processato e condannato a tre anni di carcere accanto agli altri ex dignitari comunisti. Intervistato nel 1997 dal Centro di storia orale della Radiodiffusione romena, a Niculescu-Mizil è stato chiesto di raccontare dellorganizzazione della famosa manifestazione del 21 dicembre e chi ha suggerito a Ceaușescu di riunire così tante persone nei momenti di massima tensione. “Nell89 nessuno del Comitato politico esecutivo suggeriva più nulla a Ceausescu! Chi avrebbe potuto suggerirgli qualcosa? La polizia politica, lesercito e forse uno o due dei suoi scagnozzi. Altrimenti, non si consultava più con nessuno. Io ho detto a Ceausescu che la parte più negativa di lui era che non si consultasse con persone che chiamano le cose per quello che sono. Gli ho detto: “Compagno Ceausescu, si circonda di gente che entra in ufficio, apre la porta, Lei non dice niente e da lì, davanti alla porta, Le dicono che ha ragione. Si circondi di persone che vengono e Le dicono che ha torto perché quelli che Le dicono che ha ragione La pugnaleranno alle spalle. Glielho detto testualmente molte volte.”
Tuttavia, con stupore di Ceaușescu e di sua moglie, la manifestazione del 21 dicembre si trasformò in unaperta manifestazione dellostilità dei partecipanti contro di loro. La popolazione fischiò il dittatore e la sera dello stesso giorno iniziò la repressione dei manifestanti a Bucarest. Il giorno successivo, il 22 dicembre, il ministro della Difesa, il generale Vasile Milea, si suicidò nel suo ufficio, un fatto che segnò anche il destino di Ceaușescu. Paul Niculescu-Mizil. “Lui credeva che il popolo romeno lo volesse, lo avete visto anche al processo. E la mattina, verso le 7, la prima persona che svegliò Ceauşescu e gli fece rapporto fu Milea. Il generale Milea gli ha detto che ci sono dei morti allAlbergo Intercontinental (N. d. R. nel centro di Bucarest). E Ceausescu gli chiese: “Perché, Milea? Chi ti ha dato lordine di farli morire?” So esattamente che, uscendo dallufficio di Ceausescu, Milea si recò in un ufficio adiacente e chiamò il Ministero delle Forze Armate, i suoi uomini, e disse che era grave, Ceausescu era arrabbiato perché cerano dei morti. Posso dire che la tesi secondo cui Milea si sarebbe sparato perché non li voleva morti non è una tesi vera. Anzi. Milea si è sparato non perché ha ucciso i manifestanti davanti allhotel Intercontinental, ma perché Ceausescu glielha rimproverato.”
I giorni che seguirono segnarono la caduta di Ceaușescu. Il 22 dicembre 1989, grandi masse di persone provenienti dagli stabilimenti di Bucarest marciarono verso il centro della città, verso la sede del PCR. Ceaușescu fuggì in elicottero dalledificio, fu catturato, processato e giustiziato il 25 dicembre. La fine della vita di un sovrano odiato significò anche la fine di unepoca.