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La Corte Costituzionale di Romania e le elezioni presidenziali

La Corte Costituzionale di Romania ha respinto la candidatura dell'estremista filorusso Călin Georgescu alle presidenziali.

foto: Facebook / Curtea Constituțională a României
foto: Facebook / Curtea Constituțională a României

, 12.03.2025, 11:18

Dalla sera del 24 novembre scorso, quando uno sconosciuto vinceva a sorpresa il primo turno delle presidenziali, eliminando dal gioco elettorale politici di portata, il suo nome è diventato il più presente sulle televisioni e sui portali di notizie. Alla domanda su come ciò sia stato possibile ha risposto, in modo non molto convincente secondo alcuni, il Consiglio Supremo di Difesa che, sintetizzando i dati provenienti dai servizi segreti, è giunto alla conclusione che l’indipendente Călin Georgescu è stato il beneficiario di un attacco ibrido arrivato da un attore statale straniero, ovvero la Russia, principalmente attraverso l’altissima esposizione sulla piattaforma TikTok.

Dopo il primo turno, il grande pubblico ha potuto scoprire qualcosa sul programma del candidato Georgescu e ha conosciuto finalmente un personaggio che oscillava tra il bizzarro e il tossico. Critico accanito dell’Occidente, dell’appartenenza della Romania alla NATO e all’UE e ammiratore della Russia di Putin, Georgescu promoveva un sistema economico autarchico che ricordava quello del tardo regime Ceauşescu e lodava quello che considerava l’eccezionalismo romeno. Tra i suoi rappresentanti più apprezzati da Georgescu si annoveravano i principali esponenti del fascismo tra le due guerre.

Il 6 dicembre, la Corte Costituzionale ha preso una decisione senza precedenti in tre decenni e mezzo di democrazia: ha annullato le presidenziali, invocando il fatto che l’intero processo elettorale sia stato viziato a favore di Georgescu. Sostenuto dai partiti autoproclamati sovranisti, in realtà populisti e ultranazionalisti, che si sono schierati al suo fianco, Georgescu si è registrato venerdì scorso alle prossime presidenziali, che si terranno il 4 e il 18 maggio. Domenica, tuttavia, l’Ufficio Elettorale Centrale ha invalidato la sua candidatura, citando proprio la decisione presa dalla CCR a dicembre.

Come prevedibile, martedì la Corte ha respinto come infondata la contestazione di Călin Georgescu contro la decisione dell’Ufficio Elettorale Centrale e ha bocciato la sua candidatura, una decisione che è definitiva. Secondo l’Ufficio Elettorale Centrale, la candidatura di Călin Georgescu non soddisfa i requisiti di legalità, poiché egli, non rispettando le regole della procedura elettorale, ha violato l’obbligo stesso di difendere la democrazia, che si basa su elezioni giuste, integre e imparziali. I sovranisti, guidati dall’AUR, hanno denunciato quella che hanno definito la decisione abusiva della Corte Costituzionale.

Avviata praticamente su TikTok, la carriera politica di Călin Georgescu, fulminante ma brevissima, sembra essersi conclusa alla CCR. La sovraesposizione, tuttavia, gli ha causato altri problemi. L’ex candidato è stato recentemente sottoposto a controllo giudiziario in un fascicolo in cui gli sono state mosse gravi accuse. La prima è uno dei reati più severamente puniti dal Codice Penale: l’incitamento ad azioni contrarie all’ordine costituzionale. Altri reati di cui sarebbe colpevole sono la comunicazione di false informazioni, falsa dichiarazione in merito alle dichiarazioni patrimoniali e alle fonti di finanziamento della campagna elettorale, l’avvio o la costituzione di organizzazioni a carattere fascista, razzista o xenofobo e antisemita e l’adesione o il sostegno di tali gruppi in qualsiasi forma, nonché la promozione pubblica del culto di persone colpevoli di genocidio contro l’umanità e crimini di guerra. Călin Georgescu nega tutte queste accuse.

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