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Discussioni sull’età pensionabile dei magistrati

A Bucarest, la coalizione di governo presenta una nuova proposta per le pensioni speciali, dopo il fallimento dei precedenti progetti.

foto: facebook.com/ CurteaConstitutionalaRomania
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, 09.04.2025, 11:43

In Romania, l’età pensionabile dei magistrati aumenterà gradualmente fino a 65 anni e il limite massimo di calcolo ridurrà la pensione al 65% del reddito: queste sono le ultime modifiche proposte alla Legge sullo statuto dei giudici e dei pubblici ministeri. Il progetto, avviato dalla coalizione di governo PSD-PNL-UDMR, seguirà gli iter dei pareri e sarà discusso con la procedura d’urgenza dal Parlamento. Il documento è aperto alla consultazione pubblica fino al 15 aprile.

Il primo ministro Marcel Ciolacu ha dichiarato che la Romania non può permettersi di perdere 230 milioni di euro dal PNRR, motivo per cui ha presentato al Parlamento, insieme agli altri leader della coalizione di governo, una proposta di modifica della legge sulle pensioni speciali. Il premier ha aggiunto che questo progetto mira a correggere le disuguaglianze tra i pensionati, sia dal punto di vista dei contributi che dell’età pensionabile: 65 anni per tutti, compresi quelli “speciali”.

Attualmente, i pubblici ministeri e i giudici possono andare in pensione, indipendentemente dall’età, se hanno maturato 25 anni di anzianità nel lavoro ricoprendo tali posizioni. La proposta è che, a partire dal 2026, i giudici, compresi quelli della Corte Costituzionale, i pubblici ministeri e il personale di specializzazione giuridica, andranno in pensione e beneficeranno della pensione di servizio, se soddisfano la condizione cumulativa di almeno 25 anni di anzianità in queste posizioni e di età di almeno 48 anni.

Il disegno di legge prevede che, sempre a partire dal 2026, l’età pensionabile dei magistrati aumenterà gradualmente di sei mesi ogni anno, fino al 2045, quando si raggiungerà a 65 anni. Un’altra importante novità è la riduzione del limite massimo di calcolo della pensione dall’attuale 80% al 65% della media dei redditi mensili degli ultimi due anni prima della pensione. Inoltre, l’importo netto della pensione di servizio non può essere superiore al 100% del reddito netto dell’ultimo mese di attività prima della data di pensionamento.

I leader della coalizione di governo sostengono, nella relazione esplicativa, che la Romania ha assunto, attraverso il PNRR, la riforma delle pensioni di servizio, in modo da correggere le disuguaglianze in termini di contributi e giustizia sociale tra i beneficiari di queste categorie di pensioni e quelli del sistema pubblico. Le misure proposte fanno seguito alla decisione della Corte Costituzionale di bocciare, lo scorso dicembre, il tentativo del Governo di introdurre una tassazione progressiva della parte non contributiva delle pensioni speciali.

Negli ultimi anni, si è tentato di modificare le pensioni speciali, ma ogni volta la Corte Costituzionale ha ostacolato l’attuazione. A novembre 2023, la CCR ha deciso il mantenimento delle pensioni speciali e il Parlamento ha il potere di abolirle solo per il futuro. I giudici della CCR hanno ritenuto che la revoca e l’eliminazione di queste pensioni avrebbero leso l’integrità e la sostanza di un diritto legale acquisito.

Foto: Emil Kalibradov / unsplash.com
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