Le chiese ”viaggianti” di Romania
Numerosissime una volta nelle montagne romene, e in alcuni posti ancora oggi, le chiese di legno si confermano autentici punti di riferimento per la cultura e la civiltà contadina, con un incontestabile valore patrimoniale.
Iuliana Sima Anghel, 13.01.2013, 15:18
Numerosissime una volta nelle montagne romene, e in alcuni posti ancora oggi, le chiese di legno si confermano autentici punti di riferimento per la cultura e la civiltà contadina, con un incontestabile valore patrimoniale. Un fenomeno interessante incontrato in Romania è quello delle cosiddette chiese viaggianti, cioè i luoghi di culto in legno traslocati da un posto allaltro.
Al Museo del villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest, un must per ogni turista che visita la capitale romena, vi aspettano le chiese settecentesche trasferite da varie regioni del Paese, dal Maramures (nord) fino allOltenia (sud e sud-ovest). Simili chiese sono state trasferite anche al Museo del villaggio di Sighetul Marmatiei, città del nord del Paese, in provincia di Maramures.
Sul territorio della Romania, il fenomeno delle chiese viaggianti è riscontrabile in tutte le tre province storiche — Moldavia, Valacchia e Transilvania, spiega per Radio Romania Internazionale la giornalista e poetessa Simona Lazar, appassionata della storia, della cultura, delle tradizioni e dellenogastronomia di ogni angolo della Romania.
Ci fa da guida, per raccontarci tutto sulle chiese viaggianti, con il contributo del nostro collega Valentin Tigau, giornalista di Radio Romania Internazionale. Quindi, che cosa sono le chiese viaggianti?
Sono praticamente delle chiese di legno, erette allinizio in un certo posto, e poi traslocate in un altro per varie ragioni. Una era quella di trasformare la chiesa in necropoli principesca, come fu il caso della chiesa costruita nel Trecento a Volovat, nellodierna provincia di Suceava (nord) dal principe moldavo Dragos e trasferita successivamente dal principe Stefano a Putna. Poi, cerano le necropoli vescovili e ne incontriamo una a Timisoara (ovest): nel cortile della Cattedrale cè una chiesetta portata dai Monti Carpazi Occidentali per fare da necropoli vescovile. Un altro motivo per cui le chiese venivano trasferite era quello che un villaggio si sviluppava e si arricchiva, e quindi cresceva anche il numero di abitanti, per cui serviva anche una chiesa più grande. E allora, la precedente chiesa, veniva venduta o donata a unaltra comunità più piccola che ne aveva bisogno. La costruzione veniva smantellata, ogni pezzo veniva segnato, per consentire agli operai di rifarla esattamente nel posto in cui veniva trasferita. Ma le chiese potevano trasferite anche per diventare cappelle in cimiteri, spiega Simona Lazar.
Una delle più note chiese viaggianti è quella di Volovat, alla quale la nostra ospite accennava prima. Il luogo di culto, costruito dal principe Dragos nel 1346 e trasferita 122 anni dopo a Putna dal principe Stefano, è inclusa nella rosa di decine di chiese costruite dallAthleta Christi, come Papa Sisto IV ha voluto chiamare Stefano in una lettera del 31 marzo 1475, dopo la vittoria del principe moldavo contro i turchi a Podul Inalt, il 10 gennaio dello stesso anno.
Tutti si chiedono perchè chiamiamo la chiesa di Volovat se si trova a Putna. Appunto perchè è una chiesa viaggiante. La chiesa di Dragos fu eretta nel 1346, a Volovat, come necopoli principesca. Lo indica anche la datazione dendrocronologica di una parte della struttura in legno della chiesa. Come mai si trova a Putna? Perchè nel 1468, quindi 122 anni dopo la sua costruzione, il principe Stefano il Buono, come lo incontriamo nelle cronache del tempo, e non il Grande o il Santo come lo chiamiamo noi oggi, ha traslocato la chiesa in una sola notte, secondo le leggenda, da Volovat a Putna. I segni sui pezzi smantellati sono visibili a tuttoggi sul legno della chiesa. E stata trasferita sulle spalle di bufali, come raccontano sempre le leggende e portata a Putna, dove fu rifatta entro lalba. Si dice che al mattino il principe Stefano abbia pregato allaltare della chiesa, consacrata alla Presentazione della Beata Vergine Maria, ovvero allIngresso della Madre di Dio al Tempio, aggiunge la giornalista.
Le abbiamo chiesto se lusanza delle chiese viaggianti si è conservata anche in tempi più recenti.
Una delle più recenti informazioni in tal senso arriva dallo scorso secolo, quando una chiesa di Maieru, che Re Carlo II di Romania aveva portato sul Monte Caraiman (centro), venne trasferita negli anni 60 a Techirghiol, in provincia di Costanza (sud-est della Romania). La chiesa del Monastero di Techirghiol, dove va a pregare tanta gente, che probabilmente ne sa la storia, ha fatto il più lungo viaggio. Ma anche la chiesetta di Horea, leroe romeno di una rivolta contadina di fine Settecento in Transilvania, venne trasferita da Albac, nellodierna provincia di Alba (centro-ovest), alla villa signorile che la famiglia dei Bratianu, che diede tantisssimi politici di spicco, possedeva a Florica, in provincia di Arges, nel sud del Paese. Poi, quando i Bratianu fecero erigere una grande chiesa proprio nel giardino della loro residenza, la chiesetta venne trasferita alle Terme di Olanesti, sempre nel sud, spiega ancora Simona Lazar.
La nostra ospite svelato che la campionessa delle passeggiate, che ha anche una cuorisità particolare, fu la chiesa del paesino di Prejoaia — Livezi, in provincia di Bacau (est). La chiesa, eretta nel 18esimo secolo, fu trasferita varie volte dal paese di origine Orasa, in vari villaggi di montagna, per arrivare poi, dopo circa 120 anni, a Prejoaia, a due kilometri di distanza da Orasa, quindi dal luogo di nascita. (foto Simona Lazar e Valentin Tigau)