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Dopo il vertice Nato di Varsavia

Simbolicamente, notano gli analisti, lOccidente ha già registrato una vittoria nel momento in cui ha deciso di organizzare il vertice Nato in Polonia, laddove, in piena Guerra Fredda, lex Urss aveva obbligato i suoi Paesi-sattellite a diventare, formalmente, i suoi alleati, nellambito del cosiddetto Trattato di Varsavia. Attualmente, dallEstonia alla Bulgaria, gli stati ex comunisti nellest e nel centro del continente sono parte del mondo libero, come membri dellUe e della Nato, ma resta intatta la loro preoccupazione per il risveglio dellaggressività e dellappettito territoriale di Mosca.

Dopo il vertice Nato di Varsavia
Dopo il vertice Nato di Varsavia

, 11.07.2016, 16:54

Simbolicamente, notano gli analisti, lOccidente ha già registrato una vittoria nel momento in cui ha deciso di organizzare il vertice Nato in Polonia, laddove, in piena Guerra Fredda, lex Urss aveva obbligato i suoi Paesi-sattellite a diventare, formalmente, i suoi alleati, nellambito del cosiddetto Trattato di Varsavia. Attualmente, dallEstonia alla Bulgaria, gli stati ex comunisti nellest e nel centro del continente sono parte del mondo libero, come membri dellUe e della Nato, ma resta intatta la loro preoccupazione per il risveglio dellaggressività e dellappettito territoriale di Mosca.



I 28 stati membri della Nato sono uniti davanti alla Russia, che non rappresenta necessariamente una minaccia, ma non è neanche un partner. Lo ha sottolineato, a Varsavia, il segretario generale dellAlleanza, Jens Stoltenberg. Egli ha aggiunto che i principi sui quali puntano i rapporti degli alleati con Mosca sono complementari: la difesa forte e il dialogo costruttivo. Come parte del sistema difensivo, è stato deciso il dispiegamento negli stati baltici e in Polonia di 4 battaglioni multinazionali e la trasformazione di una brigata riomena in una struttura multinazionale della Nato. Gli alleati hanno deciso inoltre il passaggio dagli Usa alla Nato della responsabilità del controllo e del coordinamento dello scudo antimissile di Deveselu (nel sud della Romania).



La Romania, si è congratulato il presidente Klaus Iohannis dopo il vertice, consolida, in questo modo, la posizione come stato membro Nato e come attore regionale che contribuisce al mantenimento della sicurezza e della stabilità in una zona segnata da numerosi rischi. Il capo dello stato romeno si è pronunciato per un sostegno fermo dellAlleanza alle ex repubbliche sovietiche con aspirazioni dintegrazione europea e persino euroatlantica: Moldova (a maggioranza romenofona), Ucraina e Georgia. Iohannis ha ha pure ammonito che, al confine meridionale della Nato, le crisi in Siria, Iraq e Libia generano molteplici sfide e che il gruppo terroristico ISIS è una seria minaccia contro la sicurezza internazionale.



In occasione del vertice di Varsavia, la NATO e lUe hanno reso ufficiale, per la prima volta, la loro cooperazione in settori come la migrazione, le minacce ibride e la sicurezza cibernetica. La cosiddetta Dichiarazione di Varsavia, adottata dai partecipanti al vertice, include anche riferimenti alla sicurezza aerea e navale nella zona del Mar Nero, in merito alla quale potrebbero essere adottate decisioni importanti alla riunione di ottobre dei ministri della Difesa degli stati membri. Queste potrebbero correggere ciò che la stampa di Bucarest definisce il mancato successo della proposta del presidente Iohannis sulla creazione di una flotta Nato nel Mar Nero, che non ha suscitato entusiasmo nella confinante Bulgaria, nè è stata assunta dagli alleati occidentali. Lidea in sè resta però di attualità, afermano gli analisti, i quali notano che la Pensiola ucraina di Crimea, annessa dalla Russia due anni fa, si trova a solo qualche centinaio di chilometri dalla Romania, Bulgaria o Turchia. (traduzione di Adina Vasile)


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