Reazioni dopo l’inchiesta Recorder
Centinaia di romeni hanno protestato, mercoledì sera, davanti alla sede del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) di Bucarest, dopo un’investigazione sullo stato del sistema giudiziario. I manifestanti hanno chiesto dimissioni, responsabilità e una giustizia indipendente.
Mihai Pelin, 11.12.2025, 11:02
Dopo l’investigazione condotta dalla pubblicazione creata e gestita dai giornalisti di Recorder, intitolata “Giustizia catturata”, trasmessa mercoledì sera anche dalla televisione pubblica, ci sono state proteste davanti alle istituzioni giudiziarie e reazioni politiche ai massimi livelli. Le rivelazioni riguardanti i meccanismi attraverso cui il sistema giudiziario romeno sarebbe arrivato ad essere catturato da un gruppo di interessi formato da alcuni magistrati e alcuni politici, secondo gli autori del materiale, hanno portato in stradacentinaia di persone per protestare davanti alla sede del Consiglio Superiore della Magistratura nella Capitale.
“Giustizia, non mafia!”, “Nessuna prescrizione per la corruzione!”, hanno scandito i manifestanti, che hanno chiesto le dimissioni della presidente della Corte Suprema, Lia Savonea, della dirigenza del CSM e del ministro dell’Interno, Cătălin Predoiu, ex ministro della Giustizia. Una manifestazione simile si è svolta anche a Cluj-Napoca (nord-ovest), davanti al tribunale.
Il documentario condensa, in due ore, un’inchiesta giornalistica durata oltre un anno e mezzo su un possibile patto tra alcuni politici e magistrati. Secondo gli autori, la politica avrebbe offerto leggi che hanno creato una struttura piramidale del sistema giudiziario, concentrando tutto il potere nelle mani di un gruppo ristretto, mentre questi pochi magistrati avrebbero offerto in cambio una giustizia che non disturba più i potenti. Vengono presentate testimonianze di ex e attuali magistrati, che parlano di casi prolungati fino alla prescrizione dei reati o di cambiamenti nella composizione dei collegi giudicanti, talvolta persino poco prima della pronuncia delle sentenze.
La Corte d’Appello di Bucarest ha reagito immediatamente, definendo “denigratorie e prive di fondamento fattuale” le affermazioni del giudice Ionel Laurențiu Beșu, uno dei magistrati che hanno parlato con i giornalisti di Recorder. A sua volta, il presidente Nicușor Dan sostiene che esiste una colpa della politica per la diminuzione dell’intensità della lotta anticorruzione, ma, allo stesso tempo, afferma che “neanche i magistrati si assumono la responsabilità di cambiare il sistema”.
Il presidente dice di aver seguito il reportage sulla situazione della giustizia e sottolinea che la soluzione ai problemi sollevati si trova sempre all’interno del sistema. “I casi presentati devono essere investigati e le persone colpevoli devono essere punite, ma sempre dal sistema giudiziario e sulla base di prove”, sottolinea il capo dello stato, annunciando che la presidenza sta lavorando a un rapporto con dati sui problemi della giustizia. “Invito tutti i magistrati a scrivermi direttamente riguardo ai problemi che incontrano”, ha trasmesso il presidente.
I rappresentanti dei magistrati sono invitati a colloqui anche dal premier Ilie Bolojan, il quale afferma che farà un’analisi delle informazioni pubblicate. Avrà inoltre una discussione con l’attuale ministro dell’Interno, Cătălin Predoiu, riguardo al suo precedente mandato alla Giustizia. Il premier ha, però, sottolineato che non può destituire un ministro per attività svolte anni fa, nelle condizioni in cui non viene identificata una responsabilità diretta. Se, tuttavia, le informazioni si riveleranno vere, sono necessarie modifiche legislative significative, ha aggiunto il premier Ilie Bolojan.