Vertenze nel sistema giudiziario
In Romania sono state riprese le proteste contro le anomalie nel sistema giudiziario.
Bogdan Matei, 12.12.2025, 12:10
Meno di un decennio fa, centinaia di migliaia di romeni scendevano in piazza per protestare contro il tentativo dell’allora uomo forte sulla scena politica di Bucarest, il leader socialdemocratico Liviu Dragnea, tramite ordinanze d’urgenza dei governi sotto il suo controllo, di subordinare la giustizia e frenare la lotta contro la corruzione ai vertici dello stato. Successivamente, proprio per atti di corruzione, Dragnea è finito per breve tempo dietro le sbarre. Il suo stesso partito lo ha ripudiato e oggi è un personaggio del tutto marginale, che appare in televisione soltanto in trasmissioni a tema gastronomico, dove racconta cosa preparava nella cucina del carcere.
L’indipendenza tanto proclamata della giustizia sembra essersi trasformata, come osservano i media, in una sorta di dittatura dei magistrati, le cui sentenze — dalla onnipotente Corte Costituzionale fino all’ultimo tribunale di provincia — hanno fatto crollare la fiducia del pubblico nel sistema. I romeni tornano in strada, in questi giorni, non per difendere chi indossa le toghe cremisi o nere, ma per sanzionarne l’arroganza, la sufficienza e il cinismo.
Coloro che convocano le proteste affermano che un’inchiesta giornalistica ha mostrato come la corruzione abbia preso il controllo del sistema, con l’aiuto tacito dei politici che hanno votato le leggi della giustizia. “È il momento di dire loro che la situazione è diventata intollerabile e che è arrivata l’ora che i politici che sostengono di volere uno stato di diritto, ma anche le persone oneste della magistratura, rimedino le cose. Ciò che accade nella Giustizia riguarda tutti noi. Così come anche la corruzione influenza la nostra vita ogni giorno”, affermano i manifestanti.
Essi chiedono la revoca della giudice Lia Savonea dalla guida dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, la destituzione della passiva dirigenza della Direzione Nazionale Anticorruzione, la destituzione del ministro liberale Cătălin Predoiu — oggi agli Interni — sotto il cui mandato alla Giustizia sono avvenuti i fatti denunciati dall’inchiesta giornalistica, la revisione delle competenze del Consiglio Superiore della Magistratura, e l’eliminazione legislativa delle cosiddette scappatoie che permettono il rinvio dei processi penali fino alla prescrizione.
Che il sistema abbia ancora degli anticorpi lo dimostra il fatto che quasi 200 procuratori e giudici, provenienti dalla maggior parte delle corti importanti, hanno firmato una lettera di sostegno ai magistrati che hanno parlato delle anomalie del sistema, mostrando che non si tratta di casi isolati, bensì di problemi sistemici. “La verità e l’integrità non devono essere sanzionate, ma protette”, affermano i magistrati firmatari di una lettera aperta.
In risposta, la Sezione dei giudici del CSM definisce l’inchiesta giornalistica parte di un piano ben orchestrato, volto a destabilizzare il potere giudiziario, distruggendo la fiducia nel sistema di giustizia e nei suoi dirigenti. A sua volta, la direzione della Corte d’Appello di Bucarest denuncia un linciaggio mediatico e una demonizzazione attraverso la manipolazione.