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La settimana 27/10 – 01/11/2025

Una parte dei soldati americani lascia la Romania / Il governo ha una nuova vicepremier / I sindacati minacciano con lo sciopero generale / Romania, un decennio dalla tragedia nel club Colectiv

Sguardo sulla settimana
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, 01.11.2025, 07:00

Una parte dei soldati americani lascia la Romania
Dal punto di vista degli europei, testimoni di una guerra molto vicina a loro, l’inizio dell’amministrazione Trump è stato equivalente all’insorgere della preoccupazione che gli Stati Uniti potessero ritirare, per vari motivi, parte delle loro truppe schierate nelle basi in Europa. Anche se a Washington viene definito un ridimensionamento, la riduzione del numero di soldati statunitensi sul vecchio continente è già avvenuta e colpisce la Romania. L’America sta ridimensionando parte delle sue truppe schierate sul fianco orientale della NATO e, secondo il Ministero della Difesa romeno, si tratta di interrompere la rotazione in Europa di una brigata che aveva elementi in diversi Stati membri, tra cui a Mihail Kogălniceanu, nella zona del Mar Nero. I funzionari di Bucarest, con a capo il presidente Nicuşor Dan, affermano che questo ridimensionamento militare non influirà in alcun modo sulla sicurezza della Romania e del fianco orientale dell’Alleanza. Il partenariato strategico romeno-americano rimane entro gli stessi parametri e l’infrastruttura strategica sviluppata insieme in diverse località del Paese continuerà a essere pienamente operativa, ha sottolineato il presidente. Circa 1.000 soldati americani rimarranno in Romania, ha affermato il Ministro della Difesa, Ionuţ Moşteanu. Il Pentagono ha insistito sul fatto che questo non è un ritiro dall’Europa e non è un segnale di indebolimento dell’impegno degli Stati Uniti nei confronti della NATO e dell’Articolo 5 sulla difesa collettiva. L’ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO, Matthew Whitaker, ha affermato che la Romania sta dimostrando maggiore capacità e responsabilità. La decisione del Pentagono, tuttavia, è criticata dai presidenti delle commissioni per la Difesa del Senato e della Camera dei Rappresentanti, entrambi repubblicani. Loro ritengono che ciò invii un segnale sbagliato alla Russia, in un momento in cui il presidente Trump sta facendo pressioni su Vladimir Putin affinché si sieda al tavolo dei negoziati per una pace duratura in Ucraina.

Il governo ha una nuova vicepremier
La coalizione governativa di Bucarest ha una nuova vicepremier, Oana Gheorghiu, co-fondatrice e co-presidente dell’Associazione Dăruiește Viață. Questa organizzazione è impegnata da oltre un decennio nello sviluppo di progetti infrastrutturali sanitari e il suo impegno, apprezzato da tutti, ha portato principalmente alla costruzione di un ospedale pediatrico ultramoderno, il primo del Paese realizzato esclusivamente con donazioni. Nessuno immaginava che una persona del genere, che aveva ricevuto solo elogi, fatto raro nella vita pubblica romena, potesse essere contestata. Tuttavia, il leader ad interim del PSD, Sorin Grindeanu, il più acceso critico del governo di cui fa parte, lo ha fatto. Lui ha affermato che la nomina rischiava di compromettere le relazioni con gli Stati Uniti a causa delle critiche di Oana Gheorghiu, allora cittadina privata, al presidente Trump e al vicepresidente Vance per il modo inqualificabile in cui avevano trattato il presidente ucraino Zelensky durante la sua prima visita alla Casa Bianca dopo l’insediamento della nuova amministrazione. L’intervento di Grindeanu ha provocato commenti sarcastici anche da parte dell’opposizione populista.

I sindacati minacciano con lo sciopero generale
Migliaia di iscritti ai sindacati di quattro importanti confederazioni hanno protestato mercoledì nei pressi della sede del governo contro le misure di austerità adottate dall’esecutivo. I sindacati chiedono principalmente un aumento del salario minimo e delle pensioni, il rispetto dei diritti legali e contrattuali dei dipendenti, la fine delle misure di austerità che colpiscono solo la popolazione e la tutela dei posti di lavoro. Non escludono l’avvio di uno sciopero generale se le loro richieste non saranno accolte. Le proteste si sono svolte durante una riunione del Consiglio Nazionale Tripartito, di cui fanno parte rappresentanti dell’esecutivo, delle associazioni dei datori di lavoro e dei sindacati. La riunione si è concentrata sul salario minimo lordo per il prossimo anno. Le possibilità che esso venga aumentato sono scarse. Il Primo Ministro Ilie Bolojan ha ricordato le ragioni per cui i salari del settore pubblico rimarranno al livello di quest’anno anche l’anno prossimo, ovvero l’elevato deficit di bilancio, la cui riduzione è imperativa. Bolojan ha affermato di comprendere che le persone con stipendi bassi sono le più colpite dall’aumento del costo della vita, ma ha attirato l’attenzione sul fatto che un possibile aumento del salario minimo lordo l’anno prossimo genererà aumenti a cascata in molti stipendi del settore pubblico, un aumento che la Romania non può permettersi. Il settore privato sta inviando lo stesso messaggio: le piccole e medie imprese sostengono di non potersi permettere l’aumento del salario minimo. Qualsiasi aumento salariale che non sia basato su un aumento della produttività del lavoro porterebbe a un’ulteriore inflazione, che colpisce soprattutto le persone con redditi bassi.

Romania, un decennio dalla tragedia nel club Colectiv
I pubblici ministeri hanno accusato il principale distributore di gas nel sud della Romania di distruzione colposa. Distrigaz avrebbe omesso di inviare una squadra di pronto intervento nel condominio nel quartiere Rahova di Bucarest, dove si è verificata di recente una forte esplosione dopo che i residenti avevano lamentato un odore di gas, e non avrebbe provveduto a mantenere in sicurezza il sistema di distribuzione del gas. L’esplosione di Rahova ha ucciso tre persone e ne ha ferite 15. Oltre 50 appartamenti sono stati distrutti. La tragedia di Rahova ha quasi coinciso, simbolicamente e sfortunatamente, con il decimo anniversario del devastante incendio che ha distrutto il club Colectiv di Bucarest, insieme alla vita di oltre 60 giovani. I sopravvissuti, i parenti delle persone decedute i rappresentanti della società civile affermano che la Romania non si è ripresa e che le cose non sono sostanzialmente cambiate dal terribile evento della notte tra il 30 e il 31 ottobre, considerata la più grande tragedia in tempo di pace avvenuta nel Paese dopo la Rivoluzione. La negligenza grave, l’indolenza, l’incompetenza e, in alcuni casi, la corruzione continuano a mietere vittime – accusa la gente.

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