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La ribellione legionaria del 1941

Gli avvenimenti violenti del 21-23 gennaio 1941 sono conosciuti nella storia della Romania con la denominazione generica di “ribellione legionaria.

La ribellione legionaria del 1941
La ribellione legionaria del 1941

, 27.01.2017, 19:18

Gli avvenimenti violenti del 21-23 gennaio 1941 sono conosciuti nella storia della Romania con la denominazione generica di “ribellione legionaria.” E’ stata una lotta per l’accaparramento del potere nello stato tra la Guardia di Ferro, il partito fascista del periodo interbellico, e il generale Ion Antonescu, sostenuto dall’esercito e da Hitler. La ribellione ha significato l’attacco da parte dei legionari delle principali istituzioni dello stato, dei militari, dei gendarmi e di alcuni ebrei. Per qualche giorno, sulle strade di Bucarest e di alcune città dal Paese hanno regnato il caos e la violenza.



Intervistata nel 1999 dal Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena, Eliza Campus, storico, ricordava quei giorni. Eliza Campus era ebrea ed ha avuto la fortuna di incontrare persone che non erano state colte dal fanatismo delle idee legionarie: “Durante la ribellione vivevo su una strada che oggi si chiama Bela Breiner e il proprietario, Niculescu, era legionario. Ma lui aveva una simpatia per me. C’era una casa in fondo e un appartamento davanti. Io ho parlato con lui: “Signore, ho sentito che ci saranno dei controlli. Lei come la pensa?” E lui mi ha risposto: “Dirò che in questa casa vivono solo cristiani.” E basta. Ha fatto proprio così. Però i legionari hanno commesso atti terribili nei confronti degli alunni e dei genitori dei miei alunni. Ma anche quando è finita la ribellione, la gente continuava ad essere spaventata. Camminava normalmente sulla strada, non succedevano cose particolari. Però nelle case la gente non sapeva come difendersi e come chiudersi meglio. Tutto andava bene sulla strada, anch’io camminavo ogni giorno. Però i legionari entravano direttamente nelle case e prendevano le persone in ostaggio, oppure le ammazzavano direttamente. Hanno occupato la scuola in cui insegnavo, stavano con le pistole in mano e sotto la minaccia delle pistole siamo usciti tutti nel cortile. Siamo stati lì, con 800 alunne, meno male che il cortile era grande. Hanno occupato solo la scuola, mi hanno lasciato stare nel cortile. Ma si sono presi anche i cataloghi, si sono presi tutto, non avevo più niente. Li ho ritrovati negli Archivi dello Stato dove li avevano portati tutti, e li ho ripresi.



Constantin Matei ha lavorato alla Radiodiffusione Romena come tecnico, essendo capo della cellula di legionari della Radio. A settembre 1940, ha aderito al Movimento Legionario. Intervistato nel 1994, si è ricordato dei momenti di ribellione: “Ero al lavoro, nello studio. Ha parlato l’esercito, ci sono stati i comunicati resi pubblici dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno parlato anche responsabili della segreteria del Movimento Legionario. Mi hanno chiamato alla Presidenza, nell’ufficio del direttore generale Mînzatu, da parte degli speaker è arrivato Dan Andronescu, e da parte dei tecnici, c’ero io. Era mezzanotte, Antonescu era in pigiama davanti all’ufficio, come anche il vice di Mihai Antonescu, appoggiato alla biblioteca, e ha chiesto: “Chi vi ha ordinato di trasmettere i comunicati alla radio?” Si rivolgeva proprio a Mînzatu, il quale rispose: “Lei aveva ordinato che tutto ciò che arriva dalla Presidenza e dal Movimento Legionario sia dato direttamente agli speaker”. E allora Antonescu disse: “Horia Sima vuole dimostrarmi con gli operai delle fabbriche Malaxa che il Paese è dalla sua parte? Domani vi faccio vedere che gli intellettuali e l’esercito del Paese saranno dalla parte del generale e fate il vostro mestiere! Non trasmettete più comunicati, non agitate più le acque! Alla radio mandate in onda solo quello che ricevete da noi, dalla Presidenza!” Andai al trasmettitore di Băneasa e lì c’era l’esercito tedesco. Un capitano che parlava bene il romeno disse: “Horia Sima non sa fare politica. Mi dispiace per voi, andate al lavoro perché Antonescu ha vinto la partita!



Nel 1995, il generale di gendarmeria Mihail Baron ricordava come si è svolta l’azione dei legionari del gennaio 1941 e come ha applicato gli ordini ricevuti: “Il 21 mattina cominciarono l’attacco contro le istituzioni locali e centrali di tutto il Paese. Approfittando della sorpresa, occuparono il Ministero della Giustizia, la Gazzetta Ufficiale e attaccarono gli altri centri come la Banca Centrale, la Cassa di Risparmio e le Poste Centrali. Solo alla Radio non ci riuscirono. Avevano preso controllo dell’emittente radio di Bod, ma a Bucarest non ci riuscirono perché c’era una guardia di gendarmi che reagì con fermezza. E allora, per poter comunicare tuttavia con il Paese, tagliarono il cavo sotterraneo e lo collegarono ad una emittente mobile, con cui facevano il giro della capitale e diffondevano storie, dicendo che il governo era crollato e che i legionari avevano vinto. Hanno distribuito anche manifesti in tal senso. Manifesti di color giallo o rosso, alcuni in cui erano attaccati i massoni, altri contro i comunisti, per creare un’atmosfera tesa. Il 21, tutte le strade erano piene di legionari che scandivano: “Vittoria legionaria!”. Bloccarono le strade con dei camion, con tram, autobus, autocisterne con benzina, pronti a darle fuoco in caso di necessità. Il 22, verso le ore 14:00, il maresciallo Antonescu, vedendo tutte le violenze, le centinaia di persone ferite, diede ordine all’esercito di entrare in azione, di liquidare la resistenza e arrestare i ribelli.



Dopo la ribellione, circa 8 mila legionari furono catturati, processati e condannati a varie pene, e circa 700 si rifugiarono in Germania, con a capo il leader Horia Sima. Nel Paese, Ion Antonescu rimaneva l’unico padrone della scena politica romena. (tr. G.P.)


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