Le condizioni di vita dei lavoratori nella Romania interbellica
Chi legge pagine di storia operaia romena impara, in generale, che questa classe sociale è sempre stata perseguitata e che ha attraversato momenti difficili.
Steliu Lambru, 08.02.2024, 19:10
Chi legge pagine di
storia operaia romena impara, in generale, che questa classe sociale è sempre
stata perseguitata e che ha attraversato momenti difficili. La stampa
dell’epoca, i politici, i documenti scritti, le foto e i video descrivono
condizioni di vita difficili, con casi estremi di povertà. Spesso l’osservatore
tende a generalizzare un caso particolare e a trascurare i dettagli. Ma la
storia orale restituisce i dettagli e contraddice le generalizzazioni, spesso
grossolane, soprattutto la propaganda fatta dal regime comunista tra il 1945 e
il 1989.
Il Centro di Storia
Orale della Radiodiffusione Romena raccoglie interviste con testimoni del
periodo tra le due guerre, il miglior periodo di sviluppo economico nella
storia della Romania, sulle condizioni di lavoro dei lavoratori. Prima del
1945, anno dell’instaurazione del regime comunista, Manole Filitti fu direttore
dell’oleificio Phoenix. Nel 1996 si ricordò delle condizioni di cui godevano
i lavoratori della fabbrica da lui gestita. Oltre ai diritti salariali, il
patronato offriva servizi come spogliatoi, docce, dispositivi di protezione,
mense. Io la domenica mattina sacrificavo due o tre ore e andavo a casa
da tre o quattro operai. Prendevo dal Dipartimento del personale i nomi degli
operai che avevano difficoltà, ad esempio più figli e cose del genere, e
riempivo la macchina di cibi vari, di saponi, detersivi e altro e andavo a casa
di queste persone. Bussavamo alla porta, entravamo e lascevamo loro questi
doni, scambiavamo qualche parola con loro, loro ci parlavano dei bisogni che
avevano, di vestiti, di scarpe per i bambini e altro e noi, la fabbrica,
coprivamo le loro spese e aiutavamo queste persone.
L’avvocato Ionel
Mociornița era il figlio dell’industriale Dumitru Mociornița, uno dei creatori
dell’industria romena della pelle e delle calzature. Nel 1997 parlava
dell’attenzione che suo padre dedicava al tenore di vita dei suoi lavoratori. T
L’esistenza dei sindacati era più formale che effettiva, ma ciò non ha
impedito ai datori di lavoro, e parlo di me, non so come sia stato altrove, di
avere un’ottima assistenza sociale e sanitaria nella fabbrica. C’erano le
assicurazioni, i servizi sociali, del resto, mio padre costruì con i propri
soldi la Cassa della Previdenza Sociale a Piazza Asan, come anche il liceo Regina
Maria, parte del liceo Gheorghe Şincai, l’ospedale Bucur, nonché i campi
studenteschi di molte scuole superiori. Non esisteva un contratto collettivo di
lavoro, il contratto di lavoro era l’assunzione individuale e il lavoratore se
ne andava quando voleva o quando veniva colto in colpa. C’erano due sezioni del
Tribunale in via Calomfirescu dove posso dire che pochissimi datori di lavoro
sono riusciti a vincere una causa contro i lavoratori.
L’attenzione concessa alla
condizione dei lavoratori era dovuta alla legislazione, ma anche ad una logica
umanitaria che andava al di sopra degli obblighi legali. Mociornica si ricorda
lo stile di vita di suo padre. Il suo concetto era: tutto ciò che è extra
va investito nello sviluppo dell’industria, nel suo miglioramento e nelle opere
di beneficenza. Conduceva una vita molto sobria, non fumava, non beveva, non
sapeva tenere le carte da gioco in mano, come me, tra l’altro, non ballava,
cioè abbiamo condotto una vita da persone davvero serie e creative e se non
fossero arrivati i tempi sbagliati, sono convinto che noi e tre o quattro
generazioni avremmo avuto fabbriche in Romania, industrie pari a quelle
all’estero con una tradizione secolare e che costituiscono la forza e le
fondamenta dei paesi avanzati.
Teofil Totezan era calzolaio e nel 2000 raccontò di aver
imparato il mestiere da un artigiano. Frequentò la scuola di arti e mestieri,
nel 1929 trovò lavoro presso la fabbrica Dermata a Cluj, ma imparò il mestiere da
un artigiano a casa sua. Eri nella casa del padrone, davi da mangiare ai
maiali, andavi a cercare le zizzanie. L’artigiano con cui ho studiato era un
ragazzo molto bello, imparò il mestiere e sposò la figlia di un ricco
calzolaio. Ebbe tre figlie e a ciascuna figlia diede una casa. E così il mio
padrone ebbe una casa da suo suocero, era un uomo molto buono. Diceva
maledicimi adesso, non quando sarai grande! E io dicevo Dio,
sbarazzati di lui! Ma oggi penso a lui, che mi ha reso un uomo. Mi
diceva che se mi avesse sorpreso a fumare, mi avrebbe ficcato la sigaretta in
gola! E tutti i nostri garzoni di bottega avevano paura di lui. Non ho
mai fumato in vita mia. C’erano condizioni di lavoro meravigliose in fabbrica.
Perché un operaio come me, in città, a quel tempo guadagnava 600 lei a settimana.
Quando andavi al lavoro, cominciavi direttamente con 600 lei, quello era il
primo stipendio. Io guadagnavo 1.500 lei alla settimana, e il mio amico
professore ne guadagnava 1.800.
I lavoratori della Romania tra le due guerre
beneficiarono delle condizioni di lavoro di una società in via di sviluppo. Era
una società che aveva molto da migliorare, ma le società reali, non quelle
utopiche, hanno sempre qualcosa da migliorare.