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L’albero di Natale, tra tradizione e modernità

Può sembrare sorprendente, ma il primo albero di Natale decorato in Romania risale solo al 1866, uno degli anni importanti della storia della Romania, perché da allora iniziò una nuova era, segnata da colui che sarebbe diventato Carlo I.

Foto: Jeswin Thomas / unsplash.com
Foto: Jeswin Thomas / unsplash.com

, 24.12.2024, 17:33

Può sembrare sorprendente, ma il primo albero di Natale decorato in Romania risale solo al 1866, uno degli anni importanti della storia della Romania, perché da allora iniziò una nuova era, segnata da colui che sarebbe diventato Carlo I. A meno di otto mesi dall’arrivo nel paese del principe prussiano di Hohenzollern-Sigmaringen, il palazzo reale di Bucarest ospitò, nel dicembre 1866, il primo albero di Natale della Romania decorato con spettacolari addobbi portati dal paese natale del sovrano. La tradizione dell’albero di Natale, come lo conosciamo oggi, che prese forma in Germania, fu, quindi, importata in Romania attraverso la Casa Reale, piacque e si diffuse in tutto il Paese, prima imitata dalle élite urbane, poi nelle zone rurali.

Ma perché l’abete e non un altro albero? Perché già i romeni gli attribuivano significati molto più antichi, ricordati da uno dei più importanti ricercatori etnologici della Romania, la docente Doina Ișfănoni: ʺNon dimentichiamo che l’abete è per noi romeni l’albero sacro. È, se vuoi, l’albero della vita che collega Cielo e terra. È l’albero che, a partire dalla nascita fino alla sepoltura, accompagna la vita dell’uomo, venendo addobbato, a seconda delle fasi d’età, in modi diversi. Alla nascita viene scelto un cucciolo di abete, lasciato nella foresta o trasferito più vicino a casa. L’albero è, in qualche modo, una sorta di barometro dell’evoluzione del bambino. Man mano che l’albero cresce, anche il bambino crescerà, diventando alto, bello e, naturalmente, credendo nella giovinezza senza età – proprio come l’albero non cambia mai il suo ornamento verde, così “verde”, tra virgolette, rimarrà il futuro giovane e adolescente che è il destinatario o il guardiano dell’albero. Poi anche l’albero nuziale che tutti conosciamo è decorato con carte colorate, nastri, campanelli in cima. Così è l’albero funebre! È adornato, nel caso dei giovani non sposati, con nappe nere, un velo – indossato dalle ragazze locali, e una campana. Ecco dunque l’albero per noi romeni, sicuramente; ha una connotazione molto complessa”.

A questi molteplici significati attribuiti all’abete si aggiungono quelli cristiani, con l’adozione di questo albero, anche da parte dei romeni, come elemento centrale della celebrazione della Natività. Le sue connotazioni cristiane sono esaltate dalla scelta di ornamenti specifici. Doina Ișfănoni: ʺPer esempio, le luci natalizie – in origine, le candele che venivano messe sull’albero – conferendogli quell’aspetto magico, si riferiscono al simbolismo della candela, che è il sostituto di Gesù. La cera è il corpo, la fiamma è lo spirito. Inoltre, le mele aggiunte all’albero di Natale non sono solo semplici ornamenti. Si preferivano, sì, le mele rosse affinchè fossero il più visibili possibile, ma rimandano al peccato originale di Eva con la famosa mela e alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Anche le noci vengono poste nell’abete. Vestite, però, di carta stagnola, perché rappresentano, se volete, una particella di luce, una luce che si riflette nello spazio interno e dona così una lucentezza in più. La noce è anch’essa un simbolo in queste usanze legate al solstizio d’inverno e al cristianesimo. Perché la noce è il frutto che dura nel tempo ed è espressione della fecondità, della ricchezza, dello scorrere del tempo senza danni. E da un punto di vista cristiano, avendo al centro il segno della croce, rientra nel simbolismo dell’albero di Natale come celebrazione della nascita del Salvatore. Ma anche l’intero nocciolo nella sua forma ricorda il cervello e significa questa volta illuminazione. È il momento in cui sappiamo che, a Natale, attraverso la nascita del Salvatore, ciascuno di noi ha la promessa, potrei dire, di una rinascita. È il momento in cui le tre sorelle – Speranza, Amore e Fede – si accompagnano, dando all’uomo una forza in più, dandogli, se vuoi, un’energia in più e una speranza in più che, nel nuovo anno che sta per nascere sarà tutto meraviglioso. Naturalmente, in cima all’albero c’è l’angelo o la stella che condusse i Magi a Betlemme, dove nacque il Salvatore. È un altro simbolo.ʺ

Purtroppo, afferma l’etnologa Doina Ișfănoni, molti di noi oggigiorno perdono di vista la moltitudine di connotazioni dell’abete, che da simbolo si trasforma in semplice decorazione. ʺSe chiedi ai romeni cosa significa l’albero di Natale, ti daranno risposte molto, molto diverse e scoprirai che nessuna si riferirà all’albero cosmico, nessuna parlerà delle sue decorazioni come fusione sincretica tra cristianesimo e pre-cristianesimo. È anche la nostra missione, se volete, come specialisti, risemantizzare, riportare alla loro attenzione tutta questa ricchezza semantica e il fatto che ogni gesto ha un significato, un valore, una motivazione”.

L’albero è l’elemento che raccoglie attorno a sè famiglia e parenti, che a Natale si riuniscono attorno ad esso, fanno e ricevono doni, per poi sedersi a tavola insieme. Non prima di aver accolto i bambini e giovani che cantano canti natalizi che annunciano la nascita di Gesù.

Nella zona rurale della Romania, si conservano ancora le antiche tradizioni per la celebrazione della Natività. Ecco perché la Romania si annovera ancora – secondo Doina Işfănoni – tra i paesi dell’Europa sudorientale dove l’insieme di comportamenti culturali che hanno una lunga tradizione storica ci fanno dire che, per noi, il Natale continua ad essere quel passo verso il sacro, che si apre alla vigilia del 25 dicembre e si conclude il 6 gennaio, festa del Battesimo del Signore.

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