Test epigenetici: la chiave per il futuro
L'ambiente in cui viviamo, l'alimentazione, il sonno, i livelli di stress, l'inquinamento e persino le relazioni sociali possono influenzare l'attivazione o la silenziosità di determinati geni.
Corina Cristea, 17.10.2025, 20:03
Un processo naturale e inevitabile per tutti gli organismi viventi, l’invecchiamento comporta un progressivo declino delle funzioni fisiologiche e una maggiore vulnerabilità alle malattie legate all’età. Per molte persone, tuttavia, l’età sulla carta d’identità non corrisponde alla loro età biologica: alcuni sembrano e si sentono molto più giovani, pur essendo nella tarda adolescenza, mentre altri si sentono vecchi a 30-40 anni. Perché accade questo? La risposta arriva dall’epigenetica, ovvero dal punto in cui la genetica incontra lo stile di vita. Grazie all’epigenetica, la disciplina che studia come i nostri geni vengono “attivati” o “disattivati” da fattori esterni, l’aspettativa di vita non è più una lotteria. L’ambiente in cui viviamo, l’alimentazione, il sonno, i livelli di stress, l’inquinamento e persino le relazioni sociali possono influenzare l’attivazione o la silenziosità di determinati geni.
Un 45enne con uno stile di vita sano può avere un’età biologica di 38 anni, ad esempio, mentre un trentenne con stress cronico, una dieta sbilanciata e mancanza di sonno può “invecchiare” biologicamente fino a 40 anni. In tutta questa equazione, i test epigenetici possono fornirci una bussola per la salute e la longevità, cosa ancora più importante perché gli studi dimostrano che i fattori epigenetici possono influenzare l’aspettativa di vita più dei geni stessi. “La medicina della longevità è una scienza completa, con molteplici campi, e ognuno di questi si occupa di tutto ciò che ci aiuta come specialisti, come esperti, a capire in anticipo come prevenire, cosa fare a livello individuale, quali soluzioni elaborare a breve, medio e lungo termine per chi desidera invecchiare in modo sano, indipendente e soprattutto attivo”, spiega la Dott.ssa Luiza Spiru, professoressa presso il Dipartimento di Geriatria e Gerontologia dell’Università Carol Davila di Bucarest. “È molto importante come viviamo l’ultimo periodo della nostra vita. Il periodo più lungo della nostra vita è dopo i 45-50 anni, quando iniziano molteplici problemi in famiglia, come figli, figlie, quando i nostri genitori iniziano ad avere problemi, quando i figli crescono, quando dobbiamo prenderci cura di tutte le cose di cui i nostri genitori si sono occupati fino a quell’età. C’è una grande differenza tra invecchiare, vivere una vita lunga e vivere attivamente e in modo indipendente. E la differenza è fatta dall’educazione individuale, dal fatto che se non impariamo in modo tempestivo a prevenire il rischio di malattie croniche e se non comprendiamo in modo tempestivo quali sono i nostri fattori di rischio individuali, non saremo in grado di raggiungere tale obiettivo individuale.”
Vale a dire, avere una vita lunga e attiva. Si può considerare che, se il nostro genoma fosse uno spartito musicale, l’epigenetica sarebbe il direttore d’orchestra: i geni non cambiano, ma il modo in cui vengono attivati sì. E l’epigenetica ci dimostra che non siamo prigionieri del nostro codice genetico, ognuno di noi ha voce in capitolo sul modo in cui i nostri geni lavorano a nostro favore o contro di noi. Questa scoperta cambia radicalmente il modo in cui guardiamo alla salute e i test epigenetici sono uno degli strumenti più spettacolari emersi negli ultimi anni. A differenza dei classici test del DNA, che analizzano la struttura fissa del genoma, i test epigenetici misurano i cambiamenti chimici a livello del DNA, per fornire indizi sullo stato biologico della persona. Luiza Spiru, presidente della Fondazione Internazionale Ana Aslan, specialista in medicina della longevità e pioniera nello studio dell’invecchiamento cerebrale: “Oggi abbiamo la possibilità di avere queste informazioni, sia epigenetiche che genetiche, più tutte le indagini che possiamo determinare nella saliva, nelle urine, relative a tutto ciò che significa equilibrio a livello corticale, tutto ciò che significa il nostro stato di equilibrio mentale, perché questo è molto importante, tutte le conseguenze dell’interazione tra il nostro essere e gli stress ambientali. Chiamiamo queste indagini biomarcatori. Per esempio, posso sapere se ho una carenza di minerali, aminoacidi, vitamine, posso fare un esame della polpa del capello, ci sono analisi molecolari che mi aiutano a capire e sapere quali tasti premere per aiutare quella persona.”
Questi test sono molto importanti, possono indicare i rischi di malattie cardiovascolari, metaboliche o neurodegenerative e possono mostrare quali cambiamenti nello stile di vita potrebbero apportare reali benefici. L’epigenetica ci mostra che l’eredità genetica è importante, ma solo il 20-30% della durata della vita è determinato dal DNA ereditato, il resto dipende in gran parte dalle nostre scelte quotidiane, da come mangiamo, ci muoviamo, dormiamo o gestiamo lo stress. In altre parole, i test epigenetici aprono la strada alla medicina del futuro, una medicina personalizzata, preventiva e predittiva, incentrata sul modo in cui lo stile di vita imprime il genoma.