Riforma pensioni magistrati, respinta dalla CCR
La Corte Costituzionale della Romania ha bocciato la riforma delle pensioni dei magistrati.
Daniela Budu, 21.10.2025, 11:50
Dopo aver rimandato più volte una decisione, lunedì la Corte Costituzionale della Romania ha accolto la segnalazione presentata dall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia contro la legge sulle pensioni dei magistrati e ha stabilito che l’atto normativo è, nel suo insieme, incostituzionale. Nella segnalazione, i magistrati sostengono che la legge viola quasi 40 decisioni vincolanti della Corte Costituzionale e numerosi principi fondamentali dello stato di diritto.
Nella motivazione della decisione, i giudici della Corte Costituzionale sottolineano che l’esecutivo non ha rispettato il termine di 30 giorni entro il quale avrebbe dovuto attendere il parere del Consiglio Superiore della Magistratura prima di porre la fiducia in Parlamento, anche se tale parere è solo consultivo. In queste condizioni, il premier Ilie Bolojan ha annunciato che verrà ripreso il processo di adozione della riforma delle pensioni dei magistrati, per la quale il governo aveva posto la fiducia in Parlamento quasi due mesi fa. In un post sui social, il premier afferma che la riforma delle pensioni dei magistrati rimane un obiettivo fermo per il governo, perché, dice, “da nessuna parte nel mondo si va in pensione a 48-50 anni e si riceve una pensione pari all’ultimo stipendio. Questi non sono aspetti politici, ma privilegi socialmente e finanziariamente insostenibili”.
La riforma delle pensioni dei magistrati rimane una priorità, ha dichiarato a sua volta il presidente Nicuşor Dan, auspicando che “nel corso del 2025, questo problema sia risolto”. “Non si tratta di una presa di posizione contro i magistrati, ma della correzione di un provvedimento anomalo, la pensione uguale allo stipendio, che la classe politica ha regolamentato in modo errato alcuni anni fa”, ha scritto Nicuşor Dan su una rete sociale. Secondo lui, “verrà redatto un nuovo testo legislativo che terrà conto della decisione, tramite cui le pensioni dei magistrati saranno corrette in modo equo per la società”, ha aggiunto il capo dello stato.
Nel contesto dei numerosi dibattiti politici, il presidente del Senato, Mircea Abrudean, ha ribadito che, a suo avviso, il premier non ha motivo di dimettersi, indicando che la procedura di adozione del ddl sulle pensioni dei magistrati potrebbe essere ripresa. Anche il presidente della Camera dei Deputati, il socialdemocratico Sorin Grindeanu, ha dichiarato che sarà rapidamente formato un gruppo di lavoro per correggere quanto necessario riguardo a questa legge. D’altro canto, il ministro delle Finanze, il liberale Alexandru Nazare, ritiene che la decisione della Corte Costituzionale non abbia un grande impatto sul piano fiscale, ma sarà rilevante per il raggiungimento di un traguardo del PNRR.
Dall’opposizione, i rappresentanti dell’AUR ritengono che, con la decisione di incostituzionalità relativa alla legge sulle pensioni dei magistrati, la CCR difenda solo i “privilegiati” e si chiedono come rimane con “la legittimità del Governo Bolojan”, che aveva promesso una “riforma delle strutture statali”.
Attualmente i magistrati romeni vanno in pensione a 48-49 anni, con una pensione media che supera i 24.000 lei (quasi 5.000 euro). La nuova legge prevedeva un periodo transitorio di 10 anni, al termine del quale l’età pensionabile dei magistrati sarebbe stata di 65 anni, l’età standard di pensionamento in Romania. L’anzianità lavorativa necessaria per andare in pensione aumenterebbe da 25 a 35 anni, e l’importo della pensione sarebbe ridotto dal 100% dell’ultima retribuzione netta al 70%.