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Malcontento nei confronti del salario minimo

In Romania, la coalizione di governo ha deciso l’aumento del salario minimo lordo a partire dal 1º luglio 2026. La decisione ha portato i sindacati in piazza.

Foto: Emil Kalibradov / unsplash.com
Foto: Emil Kalibradov / unsplash.com

, 19.12.2025, 11:03

L’aumento del salario minimo a partire dalla metà del prossimo anno è motivo di malcontento sia per i dipendenti che per le organizzazioni dei datori di lavoro in Romania. I dipendenti chiedono che la misura venga applicata fin dal primo giorno del 2026, dal momento che i prezzi e le tasse sono aumentati, mentre le condizioni di lavoro peggiorano sempre di più. Circa 4.000 sindacalisti di quattro confederazioni hanno protestato giovedì a Bucarest, chiedendo al presidente Nicușor Dan di mediare il conflitto tra sindacati e governo.

I malcontenti non riguardano solo le decisioni relative al salario minimo, ma anche altre misure adottate di recente o annunciate per il prossimo anno.  “Non si tratta di misure discusse e analizzate per ottimizzare questa situazione. Vengono avvertite solo dai lavoratori, in particolare, dai cittadini. Vediamo che la nostra vita, giorno dopo giorno, sta andando a una deriva chiara, visibile. Non possiamo accettare questa situazione perché, normalmente, democraticamente, le istituzioni governative devono funzionare attraverso dialogo, sia a livello delle commissioni ministeriali sia a livello nazionale tripartito. È lì che vanno prese le misure in grado di far uscire il Paese dalla crisi. Le misure imposte dal premier Bolojan non hanno fatto uscire il Paese dalla crisi e neanche la situazione finanziaria e di bilancio della Romania è migliorata”, ha dichiarato il segretario generale della confederazione sindacale Cartel Alfa, Mihai Bărbulescu.

I leader delle confederazioni sindacali scese in piazza ammoniscono che, in assenza di una risposta da parte delle autorità, si potrebbe arrivare persino a uno sciopero generale, pur sottolineando che ciò non è auspicabile, data la situazione economica del Paese.

Dall’altra parte, i rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro criticano il modo in cui vengono prese le decisioni che hanno impatto sull’economia. Florin Jianu, il presidente di IMM Romania (le Piccole e Medie Imprese), afferma che il salario minimo avrebbe dovuto essere mantenuto anche l’anno prossimo al livello attuale e considera una mancanza di rispetto il fatto che la decisione di aumento sia stata presa all’interno della coalizione, e non nell’ambito delle discussioni del Consiglio Nazionale Tripartito per il Dialogo Sociale. Florin Jianu sostiene che le argomentazioni a favore del mantenimento dell’attuale valore del salario minimosono attinenti alla situazione economica reale.

“Ci siamo basati sulle analisi che abbiamo realizzato, su ciò che sta accadendo nell’economia in questo momento, sull’aumento delle tasse e delle imposte, sul modo in cui le PMI sono colpite e lo saranno anche l’anno prossimo, sulla mancanza di competitività, sul fatto che le imprese stanno chiudendo: attualmente abbiamo 136.000 aziende chiuse, più che nell’intero anno precedente, e i dati sono aggiornati a ottobre.Abbiamo più aziende chiuse che aperte, abbiamo una sovraaccisa sui carburanti, un’IVA aumentata, prezzi dell’energia che sono come sono, nuove tasse e imposte che entreranno in vigore dal 1º gennaio. Pertanto, non dovrebbero prevalere in questo Paese le decisioni politiche o il baratto politico”, ha detto Florin Jianu.

Le organizzazioni dei datori di lavoro sono, però, contraddette dagli esperti, i quali sostengono l’aumento del salario minimo, nel contesto in cui l’inflazione colpisce innanzitutto le famiglie con redditi bassi.

foto: Septimiu / pixabay.com
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