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Accuse nel fascicolo sulla Marcia dei minatori su Bucarest

Sono 14 le persone rinviate a giudizio nel fascicolo sulla Marcia dei minatori su Bucarest del 13-15 giugno 1990, come sono stati chiamati gli eventi che, ad un anno e mezzo dal crollo del comunismo in Romania, hanno messo di nuovo, drammaticamente, la capitale romena sulla mappa delle violenze. Nomi importanti che hanno dominato la scena pubblica romena nel primo decennio postcomunista compariranno davanti allAlta Corte di Cassazione e Giustizia: lex presidente di sinistra Ion Iliescu, lex premier Petre Roman, lex vicepremier Gelu Voican Voiculescu, lex direttore dellIntelligence, Virgil Măgureanu, e Miron Cozma, lex leader sindacale dei minatori della zona mineraria della Valle del Jiu (nel centro-ovest), trasformati nel personaggio collettivo di questa orrenda storia.

Accuse nel fascicolo sulla Marcia dei minatori su Bucarest
Accuse nel fascicolo sulla Marcia dei minatori su Bucarest

, 14.06.2017, 16:02

Sono 14 le persone rinviate a giudizio nel fascicolo sulla Marcia dei minatori su Bucarest del 13-15 giugno 1990, come sono stati chiamati gli eventi che, ad un anno e mezzo dal crollo del comunismo in Romania, hanno messo di nuovo, drammaticamente, la capitale romena sulla mappa delle violenze. Nomi importanti che hanno dominato la scena pubblica romena nel primo decennio postcomunista compariranno davanti allAlta Corte di Cassazione e Giustizia: lex presidente di sinistra Ion Iliescu, lex premier Petre Roman, lex vicepremier Gelu Voican Voiculescu, lex direttore dellIntelligence, Virgil Măgureanu, e Miron Cozma, lex leader sindacale dei minatori della zona mineraria della Valle del Jiu (nel centro-ovest), trasformati nel personaggio collettivo di questa orrenda storia.



Gli eventi si sono verificati a meno di un mese dalle elezioni che avevano validato tramite voto il regime di Ion Iliescu. In quanto questi non era riuscito a dimostrare la sua adesione alla democrazia, allo stato di diritto e alleconomia di mercato, i suoi più radicali contestatari sono rimasti in piazza anche dopo la fine della manifestazione-maratona in Piazza dellUniversità, luogo simbolico della lotta per la democrazia.



Ion Iliescu ha invocato un tentativo di putsch di estrema destra e ha chiesto alla popolazione di difendere le istituzioni democratiche. Migliaia di minatori sono venuti, allora, a Bucarest, hanno attaccato lUniversità, le sedi dei partiti di opposizione e le redazioni di alcuni giornali indipendenti.



“Questi eventi sono stati una conseguenza degli atti di diversione e manipolazione dellopinione pubblica dalle autorità dello stato, rappresentate dagli imputati, che li hanno presentati in modo distorto e hanno sostenuto lidea che sarebbero determinati da una cosiddetta ribellione di tipo legionario. I manifestanti che esprimevano opinioni politiche sono stati presentati come persone con occupazioni illegali, come elementi estremistici, reazionari, essendo etichettati dal presidente eletto della Romania come “hooligan”. Le persone fermate in Piazza dellUniversità, assieme ad altre ritenute collegate alle manifestazioni, sono state portate con la forza nelle caserme del Ministero dellInterno, essendo private di libertà in modo illegale e tenute in spazi totalmente inadeguati. La loro privazione illegale di libertà è durata fino al 21 giugno del 1990″, ha precisato il procuratore militareMarian Lazăr.



4 persone sono morte fucilate, quasi 1400 hanno subito lesioni fisiche o psichiche, e 1250 sono state private di libertà per motivi politici”, affermano i procuratori. Le indagini sono state riprese allinizio del 2015, dopo che la Corte Europea per i Diritti Umani ha costretto le autorità romene ad individuare i colpevoli. Il fascicolo iniziale era stato tergiversato per quasi due decenni, essendo chiuso senza colpevoli nel 2009. Tutti quelli che sono giunti, adesso, sul banco degli imputati, a cominciare dallex presidente Ion Iliescu, hanno sostenuto, lungo il tempo, di non essere responsabili degli eventi del giungo del 1990. (traduzione di Adina Vasile)




Fonte foto: fb.com / Dariusz Stefaniuk
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